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martedì 28 giugno 2011

Sconfiggere la povertà...

Chi ha l'ambizione di voler ridisegnare una società deve cercare almeno di trovare soluzioni che possano risolvere problemi decennali se non addirittura secolari.

Fare in modo che i poveri possano "rientrare" nel gioco e non essere "abbandonati" a se stessi dalla società è sicuramente uno degli obiettivi che ci si deve porre.

Come si può fare per rendere i poveri "meno poveri"?

Teniamo presente che il sentimento di povertà è ben più importante della reale povertà economica.
Molte persone che rientrano nella fascia di povertà oggi, possiedono beni come quelli che aveva la classe media 50 anni fa. E un cittadino medio di oggi, vive molto meglio di un re medioevale pur non avendo forzieri d'oro e castelli.

Il concetto di povertà è relativo al benessere generale. In una situazione di povertà diffusa il cittadino povero condivide la sua situazione e di conseguenza si sente più integrato nella società di un povero che vive dove c'è un benessere diffuso.

Tanto più il reddito di un cittadino povero si distacca dal reddito medio e tanto più si sentirà povero.
Se 99 cittadini guadagnano 1 soldo e un cittadino guadagna 101 soldi, mediamente tutti i cittadini guadagneranno 2 soldi. La distanza del cittadino povero dal cittadino medio (che non esiste in questa situazione) è quindi di 1 soldo.
Viceversa se 10 cittadini guadagnano 1 soldo, 20 guadagnano 5 soldi, 40 cittadini guadagnano 10, 20 guadagnano 50 e gli ultimi 10 guadagnano 100 abbiamo un reddito complessivo di 2510 soldi e un reddito medio di 25,1 soldi. In questa situazione il cittadino povero che guadagna 1 soldo è distante di 24,1 soldi dal reddito medio e quindi si sentirà più povero.

Rispetto alla situazione precedente, il cittadino più ricco ha un reddito che si distacca di 74,9 soldi dal reddito medio mentre il cittadino più ricco della situazione precedente si distaccava dal reddito medio di 99 soldi.

I cittadini ricchi del secondo esempio sono "più poveri" del cittadino ricco del primo esempio, eppure un cittadino povero si sente più povero nel secondo esempio che non nel primo, perché il suo reddito si misura anche con i redditi di tutti gli altri e non solo dei più ricchi.

Si può notare come complessivamene le persone che nel primo esempio guadagnavano meno del reddito medio erano il 99% mentre nel secondo esempio erano il 70%
Nonostante le condizioni di vita generali sono migliorate (più reddito complessivo, minor numero di poveri), la gente si sente più povera nel secondo caso che non nel primo.


Nei costi di un'impresa ci sono i salari dei dipendenti. Se si vuole evitare che questi costi possano essere ridotti attraverso una diminuzione dei dipendenti o attraverso (laddove è possibile) una riduzione del salario è necessario che si attuino delle politiche che facilitino la diminuzione di tutti gli altri tipi di costi che un'azienda può avere. Quindi il costo dell'energia, delle materie prime, dei tassi d'interesse e di tutte le altre possibili componenti dei costi.

Ho già parlato in alte occasioni ( http://nuovadem.blogspot.com/2011/01/la-moneta-drogata-e-la-crisi-mondiale.html ) che anche una diminuzione del salario nominale può essere un vantaggio se in cambio si ottiene maggior potere d'acquisto.

Una società di questo tipo in pratica creerebbe uno spostamento della curva di offerta permettendo alle imprese di produrre maggiore quantità a prezzi più bassi.
Pagare di meno l'energia tra le altre cose produrrebbe un effetto di questo tipo.

Uno dei metodi per affrontare la povertà è quello di attuare delle politiche socialdemocratiche. Il problema della socialdemocrazia è uno stato molto pesante che alla fine tende a deprimere l'economia.
Infatti moltissime socialdemocrazie hanno liberalizzato o si sono totalmente aperte all'economia del libero mercato.

Io sostengo che si possono ottenere gli stessi vantaggi della socialdemocrazia, ma con uno stato minimo e il libero mercato.
Anche nel libro di economia da me citato che ha tra i suoi autori Ben Bernanke, l'attuale presidente della federal reserve, tra le soluzioni individuate per combattere la povertà c'è il trasferimento di reddito.
Ovviamente il problema del trasferimento di reddito è che la gente perderebbe l'incentivo a lavorare sodo se gli venisse concesso del reddito aggiuntivo gratuito.
Ma io sono convinto che la gente preferirebbe pensare che questo reddito aggiuntivo, anche se è un trasferimento di reddito, se l'è guadagnato.
Da qui la mia idea di creare un meccanismo di trasferimento che metta insieme il merito sul lavoro con il merito sociale.
Attraverso la creazione di livelli di merito chi ottiene livelli più elevati ottiene un maggiore trasferimento di reddito.
Per evitare che questo metodo sia "sabotato" è importante che sia applicato a tutti i cittadini indipendentemente dal reddito di partenza.
Anche se può sembrare contraddittorio che un ricco partecipi alla divisione di questo trasferimento di reddito, in realtà quello che conta è il volume di denaro che si riceve e quello che invece si paga con le tasse.

Prendiamo, per esempio, la situazione della divisione del reddito precedente, quello del secondo esempio e per semplicità ipotizziamo che tutti i cittadini abbiano livello di merito 1. Supponiamo che tutti i cittadini paghino una tassa del 30% del loro reddito e sempre per semplicità che tutta la quota sia interamente restituita in trasferimento di reddito.

Questo significa che per ogni livello di merito deve essere restituito un reddito di 7,53 soldi.
Di conseguenza ecco come dopo la distribuzione sarà il reddito:
10 persone avranno un reddito di 8,23 soldi
20 persone avranno un reddito di 11,03 soldi
40 persone avranno un reddito di 14,53 soldi
20 persone avranno un reddito di 42,53 soldi
10 persone avranno un reddito di 77,53 soldi

Rispetto a prima ora le persone più povere distano dal reddito medio per soli 16,87 soldi e possiede 7,23 soldi in più da spendere per vivere.
Come potete notare, tutte le fascie di reddito al di sotto del reddito medio ci guadagnano.
Prima la distanza tra il più ricco e il più povero era di 99 soldi, mentre ora la distanza si è ridotta a 69,3 soldi.

Questo tipo di politica funziona perché collega il guadagno di livelli di merito al rendimento sul lavoro, alla collaborazione con i colleghi (e quindi vengono punite tutte le strategie volte a fare carriera facendo le scarpe ai colleghi...) e alla partecipazione politica e sociale, perché cosa da non dimenticare il mio modello di società si basa sulle assemblee cittadine invece che sui partiti politici e per mantenere viva una società di questo tipo è necessario che i cittadini siano incentivati a partecipare. L'introduzione dei livelli di merito può risolvere molti problemi.

Ovviamente non è la panacea di tutti i mali. Deve essere fatta con criterio per funzionare e deve essere fatto in modo da favorire la produzione e il risparmio.

L'idea di fare politiche "più costose" che verranno bilanciate dal trasferimento di reddito basato sui livelli di merito, toglietevelo dalla testa.
Una vera democrazia può essere longeva e prospera solo se minimizza i costi sociali e quindi abbassa i costi economici e fa diminuire o annulla possibili tensioni sociali.
Fare politiche che alzano i costi di produzione (reddito dei dipendenti escluso) è da irresponsabili e possono portare alla dissoluzione di equilibri democratici importantissimi.

Minimizzare i costi sociali non è un suggerimento, è l'unica cosa. Senza questo importante principio nessun sistema democratico può reggere a lungo. Ed è a causa di politiche che non minimizzano i costi sociali che ogni sistema è destinato a fallire.

Di conseguenza qualsiasi società, e in particolare una società democratica, può sopravvivere se e solo se rispetta il principio di minizzare i costi sociali. Tutte le politiche che minimizzano i costi alla fine convergono verso un sistema democratico.

La povertà, può essere sconfitta, basta la volontà e la ragione.

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