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lunedì 11 giugno 2012

Perché la decrescita è una bufala...

Ogni tanto nell'agone politico compaiono delle paroline "magiche" che vengono indicate come la panacea di tutti i mali. "Socialismo", "Federalismo", adesso "decrescita".

Che cosa vuol dire "decrescita"? A sentire i fautori di questa idea bisognerebbe andare verso una riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione economica e dei consumi al fine di ritrovare un equilibrio ecologico tra uomo e natura e di equità tra gli stessi individui del genere umano.

Bella teoria... funziona? No.

Mi dispiace per tutti quelli che credono nelle utopie ma questa di fatto lo è e non funzionerà mai.

Dove sta l'inganno?

Semplicemente nel fatto che ogni essere umano vuole migliorare le sue condizioni di vita e questa teoria di fatto glielo impedisce.

Nonostante quello che dicono e pensano i sostenitori della "decrescita", non ci sarebbe alcun miglioramento della qualità della vita con la "decrescita" ma solo un generale impoverimento e una riduzione della popolazione mondiale (gente che muore...).

Perché la "decrescita" non può migliorare le condizioni di vita? Semplice, perché l'economia è una cosa complessa e ogni mutamento produce effetti anche dove non si pensava.

Possiamo redistribuire la ricchezza? Certamente, ma questo comporta che vi siano spostamenti nelle curve di domanda di alcuni beni e che per soddisfare le nuove quantità richieste, anche le curve di offerta cercheranno di trovare un equilibrio.

Facciamo un esempio. La carne di pollo costa meno di quella di manzo. Se si ridistribuisce la ricchezza la domanda di carne di manzo cresce e quella di pollo diminuisce. Cosa accadrebbe in un caso normale? Che diminuendo la domanda di carne di pollo, la produzione cerca di adeguarsi alla nuovo livello di domanda. Pertanto ci saranno dei lavoratori che saranno licenziati dalla catena produttiva della carne di pollo. Il contrario vale per quanto riguarda la carne di manzo. Come ulteriore effetto di questo slittamento della domanda, la carne di pollo costerà di meno e la carne di manzo costerà di più tentando quindi di riequilibrare il mercato dei due beni.

Cosa accade invece nel caso di applicazione della "decrescita"? Succede che qualcuno sta dicendo di produrre meno carne di pollo e meno carne di manzo, pertanto i lavoratori che vengono licenziati dalla catena di produzione della carne di pollo non vengono riassorbiti dalla catena di produzione della carne di manzo. Il prezzo della carne di pollo si abbassa, ma quello della carne di manzo si alza a un livello sufficiente a mantenere i posti di lavoro nonostante l'abbassamento della produzione.
Dal punto di vista del consumatore c'è una enorme frustrazione dovuta al fatto che il consumatore non può accedere ai prodotti che desidera. Potrebbe accadere che diminuendo la quantità di carne di pollo, per mantenere i dipendenti a lavoro invece di abbassare il prezzo e licenziare, si alza il prezzo e si conservano i posti di lavoro.

E non solo il consumatore non può accedere ai beni e ai servizi che desidera, ma si mangia anche di meno e qualcuno viene perfino licenziato. E se non vengono licenziati la gente si ritrova a pagare di più ogni cosa...

Morale della favola: prima o poi la cittadinanza prenderà a pesanti e sacrosanti calci nel culo chi gli propone una CAZZATA del genere.
Siccome tutte le "utopie" basate sull'impedire all'uomo di fare qualcosa sono destinate a fallire, e questa gli impedisce di produrre in base alla domanda di beni e servizi, anche questa utopia è destinata INESORABILMENTE e INEVITABILMENTE a FALLIRE.

5 commenti:

  1. Uhm... sinceramente il termine decrescita m'ha sempre fatto cagà a spruzzo...

    Ora ci aggiungono decrescita felice... sta cippa...

    Ci impoveriamo e siamo contenti...

    a me girano di molto i coglioni...

    Pero' cerco di capire anche cosa vogliono dire con "decrescita felice".

    Il nostro stile di vita non ce lo ha imposto nessuno, se non le nostre accresciute risorse.
    Una persona normale, magari anche in difficoltà economica, HA COMUNQUE piu' lusso di un nobile dei bei tempi andati.
    La casa calda d'inverno, i castelli eran gelidi, la casa fresca d'estate, i castelli rimanevan freschi almeno quello glielo concediamo, l'acqua calda a volontà, loro l'acqua la vedevano se gli pioveva addosso, l'acqua fresca da bere, l'acqua di allora spesso era piu' inquinata di quella di oggi...

    Diamo tutto quanto per scontato, ci illudiamo di decrescere con tutte le comodità... sta fava...

    acqua calda... ciao...
    casa calda... ciao...
    internet... tv... telefoni... ciao...

    Ritorneremo prigionieri non di qualcuno, ma del mero procacciarci il cibo...

    E se qualcuno si lamenta oggi...

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    1. Hai perfettamente ragione, Walter, senza contare che anche dal punto di vista marxista, la crescita economica ha reso possibile per l'uomo lavorare meno ore per ottenere molti più prodotti, il che significa una liberazione per l'uomo dall'oppressione del lavoro e la possibilità di una migliore qualità della vita perché si ha più tempo da spendere con la propria famiglia e per coltivare i propri hobby.

      Inoltre, punto non secondario, la crescita economica ha permesso l'emancipazione delle donne dall'uomo, soprattutto per il fatto che è aumentata l'energia a disposizione.

      Se "torniamo indietro", di fatto alla "società tribale" (ancora con questo mito del cazzo di società felice... felice un par de...), ricordo che in quel tipo di società la donna era poco più che un oggetto in quanto dipendeva totalmente dalla forza degli uomini, sia per la sua sicurezza che per il cibo con più alto valore nutrizionale.

      Quindi non solo ciao all'acqua calda, alla casa calda e agli elettrodomestici ma si torna di nuovo a "donna schiava, zitta e lava"...

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  2. Dai vaghi ricordi di economia, l'economia di Marx prevedeva comunque la crescita, lenta e costante, ma la prevedeva, ogni generazione sarebbe stata un poco meglio di quella che la precedeva, e nel frattempo tutti avrebbero lavorato per il progresso...

    Solo che tutti siamo uguali quando raggiungiamo il potere... non lo vogliamo cedere, e perché dovremmo?

    Il potere è come l'anello di Sauron, ti seduce, ti corrompe, e quando ti accorgi che ti stai perdendo è troppo tardi.

    Frodo fallì nel gettare l'anello nel Monte Fato.
    Nella sua follia fu Smeagol, sacrificando se stesso reimpadronendosi del suo tesoro, che salvo' il mondo e sconfisse Sauron...

    Che Grillo sia il nostro Smeagol?

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  3. Il problema è capire se farà anche la fine di Smeagol...

    Il potere è un medaglione. Corrompe colui che lo indossa e corrompe anche coloro che lo osservano.
    In pratica il potere corrompe sia chi ce l'ha, che chi non ce l'ha e lo vorrebbe.

    Per questo il potere va diviso e condiviso e non accentrato nelle mani di pochi.

    Credo che esistano ben pochi sistemi di governo che hanno una ampia cogestione del potere. Uno di questi si trova in Svizzera, un altro nella mia testa... ^____^

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  4. Bhe... Boromir l'anello non l'ha mai avuto, ma solo la sua vicinanza l'aveva reso schiavo del suo potere, e lui l'anello lo voleva per le migliori intenzioni, non era brama di potere personale... ma prendere l'anello per il suo popolo...

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