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martedì 26 luglio 2011

Risolvere la crisi.

Scrivo questo articolo sia per ribadire quanto detto negli articoli precedenti e sia perché ho avuto nuove idee che possono essere applicate al modello socio-politico-economico attuale.

Il mio sistema si basa su due meccanismi separati. L'OLM (ora lavorativa minima) e i livelli di merito.

In tutti i contratti di lavoro viene fissato il minimo salariale da corrispondere ai lavoratori e questo minimo viene di volta in volta concordato in sede di rinnovo contrattuale.

L'introduzione dell'OLM andrebbe a parificare tutti i contratti di lavoro stabilendo un minimo salariale che è uguale per tutto il territorio nazionale e per tutti i tipi di lavoro.
Tutti i salari, le pensioni, ma anche le obbligazioni e le azioni saranno quindi calcolate in OLM.
Per esempio un salario da 2000 euro lorde al mese con il valore dell'OLM a 8 euro corrisponde a un salario lordo mensile di 250 OLM.
La differenza più importante è che l'OLM non è fisso ma varia, di mese in mese, a seconda dell'inflazione (e di altri parametri che possono essere stabiliti da economisti) in modo tale che se l'inflazione sale l'OLM scende e viceversa.

Dal momento che l'inflazione raramente tende a scendere ma anche se di poco tende a salire costantemente, questo vorrebbe dire che se l'OLM scende da 8 euro a 7,99 euro il salario lordo mensile di 250 OLM corrisponde a 1997,5 euro.
Questo significa che 2,5 euro restano all'azienda invece che al lavoratore.
Ora quei 2,5 euro saranno però tassati due volte. Una volta con le tasse aziendali e una seconda volta con le tasse del proprietario d'azienda.
Questo vuol dire che lo stato intasca più soldi senza mettere altre tasse. Ma vuol dire anche meno spese per lo stato perché anche gli impiegati pubblici costano di meno.

È anche possibile che l'azienda usi i soldi in più che si trova per assumere altre persone, che in realtà è proprio quello che vogliamo che accada, perché in questo modo l'azienda espande la produzione e aumenta l'occupazione e forse l'azienda può anche decidere di diminuire il prezzo dei prodotti e/o dei servizi che eroga.

In parole povere l'OLM produrrebbe uno spostamento della curva d'offerta producendo di più a prezzi più bassi e consentendo allo stesso tempo di aumentare l'occupazione.

Il secondo meccanismo, quello dei livelli di merito ha lo scopo di fare in modo che le persone possano avere a disposizione del reddito aggiuntivo.

Come abbiamo visto, il sistema dell'OLM produce sicuramente una riduzione dei costi dello stato in quanto gli impiegati costano di meno e anche le pensioni. Ma è anche vero che ci sono maggiori entrate fiscali dalle tasse aziendali e dalle tasse sulle persone.
Dal momento che aumentano le entrate fiscali è però vero che diminuiscono i soldi destinati ai consumi generali a meno che la banca centrale non abbia fatto crescere lo stock di moneta, cosa che accade abbastanza spesso.
In ogni caso per lo stato si crea dell'extra gettito rispetto alla situazione standard.
Se uno stato ha fatto una manovra di bilancio per ottenere il pareggio quando il valore dell'OLM era a 8 euro, se il valore dell'OLM scende lo stato avrà un bilancio in positivo.

Ora lo stato può decidere di usare un terzo di questo bilancio extra per ridurre il debito mentre i due terzi può distribuirli ai cittadini secondo un criterio di merito che favorisce sia la competizione che la collaborazione sui posti di lavoro.
Chi avrà livelli di merito più alti riceverà una maggiore quota di reddito rispetto a chi ha livelli di merito più bassi.
In questo modo i lavoratori avranno più reddito da destinare ai consumi.

Come vedete i due meccanismi si tengono insieme perché il primo fa diminuire i costi aziendali e quindi produce un aumento dell'offerta, mentre il secondo produce un aumento dei consumi e quindi produce un aumento della domanda.

La mia idea è quella di legare il valore dell'OLM all'inflazione, ma si potrebbe decidere anche che sia stabilito dalla banca centrale secondo parametri più complessi.

Se si attuassero questi meccanismi la crisi economica sono convinto che potremmo superarla alla grande e anzi, si potrebbe andare verso un nuovo periodo di prosperità.

giovedì 14 luglio 2011

Crisi economica - La mia soluzione (Parte 4)

Tornando alla domanda fatta in precedenza, l'introduzione dell'OLM riesce a ridurre i costi aziendali senza provocare una riduzione del numero dei lavoratori (anzi, facilita la piena occupazione) e senza provocare una perdita di qualità e di specializzazione.

Già questa è di per se una buona cosa. L'introduzione dell'OLM facilita anche il riassorbimento delle situazioni di crisi come la cassa integrazione.

Ma guardiamo un attimo l'equazione del PIL.

Y = C + I + G + NX

Diminuendo i costi aziendali con l'introduzione dell'OLM si mettono in moto meccanismi che portano alla riduzione dei prezzi dei prodotti e dei servizi. Il PIL si misura su prodotti e servizi finali ma esistono tutta una serie di prodotti e servizi che fanno parte della filiera produttiva. Anche questi subiscono la riduzione dei costi.

Prendiamo per esempio la produzione del pane. Il panettiere per produrre il pane ha bisogno di energia (il calore del forno), di macchinari (il forno, l'impastatrice, ecc...), di lavoratori (quindi salari) e delle materie prime (farina, lievito, sale, acqua, ecc...)
A parte i macchinari che probabilmente verranno cambiati a distanza di anni, il costo delle materie prime può incidere sui costi finali. La panetteria compra la farina da un'altra azienda.
L'azienda che produce farina ha anch'essa i suoi costi che sono suddivisibili ugualmente in energia, macchinari, salari e materie prime.
Per semplicità stiamo escludendo i costi legati per esempio agli affitti dei locali dove avviene la produzione.

L'azienda produttrice di farina avrà anch'essa una riduzione dei costi di produzione e così lo stesso l'azienda agricola che fornisce il grano all'azienda produttrice di farina.

Dove ci porta questo discorso? Più è lunga una filiera produttiva tra le materie prime di partenza e il prodotto finale e maggiori saranno i risparmi sul prodotto finale, poiché oltre ai salari, anche le materie prime costeranno di meno e quindi anche i prodotti intermedi.

Guardando l'equazione del PIL quindi ci accorgiamo che l'introduzione dell'OLM ha comportato i seguenti benefici:
1) I costi aziendali sono più bassi.
2) Avendo costi più bassi le aziende possono fare più investimenti (la I dell'equazione).
3) Gli investimenti portano a un'espansione della produzione.
4) L'espansione della produzione fa scendere i prezzi di equilibrio.
5) La diminuzione dei prezzi di equlibrio crea un circolo perché incide sul punto 1.
6) Spostando il reddito dai lavoratori alle aziende il governo riscuote più tasse.
7) Il costo degli impiegati pubblici diminuisce e diminuendo anche i prezzi generali, diminuiscono anche i costi complessivi dell'amministrazione.
8) Con più tasse e meno spese il governo può risanare il debito, tagliare le tasse o aumentare la spesa in investimenti (energia, infrastrutture, informatizzazione, ecc...) (la G dell'equazione)
9) La riduzione delle tasse può creare un'ulteriore ciclo perché incide sul punto 1 oltre ad espandere la produzione grazie al moltiplicatore.
10) La riduzione del debito pubblico può favorire gli investimenti dei privati perché il governo preleva di meno dal risparmio delle famiglie
11) Maggiore spesa pubblica fa aumentare il PIL.
12) Poiché i costi di produzione diminuiscono, i prodotti e i servizi nazionali diventano più competitivi all'estero poiché i prezzi si abbassano. (La NX dell'equazione)
13) Il rafforzamento sul mercato estero verrà contrastato dal rafforzamento della moneta interna (l'euro) ma questo favorirebbe ulteriormente un paese come l'Italia in quanto con una moneta forte potrebbe comprare molte materie prime di cui il paese è privo a prezzi ridotti.
14) La competitività dei prodotti italiani nell'area euro potrebbe essere contrastata solo se anche gli altri paesi adottassero l'OLM.

Tutto ciò può essere fatto anche con il sistema istituzionale attuale, ma se si riuscisse a cambiare totalmente la struttura istituzionale con l'introduzione delle assemblee popolari e un sistema federale su queste basato, si potrebbe introdurre la ciliegina sulla torta che è quello del sistema basato sui livelli di merito (vedi: http://nuovadem.blogspot.com/2011/06/sconfiggere-la-poverta.html ) che andrebbe a dare ai lavoratori del reddito aggiuntivo e che farebbe aumentare la domanda interna alimentando i consumi e senza far alzare i costi di produzione aziendali.
Pensate che questo sistema riuscirebbe a funzionare anche con la quantità di moneta lasciata sempre costante.

Con il sistema dei livelli di merito e l'OLM si stimolano tutte le componenti del PIL.
1) Più consumi.
2) Maggiori investimenti privati.
3) Maggiori investimenti pubblici e/o riduzione del debito e/o riduzione delle tasse.
4) Prezzi più competitivi all'estero e/o una moneta più forte che ci permetterebbe di comprare materie prime a prezzi più bassi.

E per finire, per i cittadini un maggiore potere d'acquisto.

Ma ci sono anche tante cose che una ristrutturazione dello stato permetterebbe di fare e di migliorare.
L'introduzione del bilancio partecipato nelle comunità territoriali più piccole, l'introduzione della moneta elettronica (fatta in modo da salvaguardare la privacy) che renderebbe più difficile l'evasione fiscale (se non impossibile) e farebbe diventare molto costose da realizzare moltissime attività criminali e quindi si strozzerebbe economicamente la criminalità.

La privatizzazione totale di tutte le imprese pubbliche dalle grandi aziende di stato alle piccole municipalizzate con però la proprietà statale delle reti energetiche, telefoniche, delle reti di trasporto, delle strutture sanitarie (ospedali, ma anche reti idriche e gestione rifiuti) e scolastiche. Lo stato poi a diversi livelli federali deciderà di affidarne la gestione a strutture private in base a gare d'appalto che ne valuterà i costi, la qualità e il rapporto qualità/prezzo e che poi sceglierà attraverso l'intervento di una larga base popolare che esprimerà il suo voto.

Infine anche l'obbligo per le amministrazioni pubbliche di destinare il 20% del bilancio non a spesa ma a risparmio attraverso l'acquisto di titoli di stato di nazioni dell'area euro e degli alleati che abbiano un governo non dittatoriale.

Attraverso una rimodulazione delle tasse è inoltre possibile finanziare in modo molto più efficiente la ricerca, l'istruzione e la sanità.

Un sogno? Per trasformarlo in realtà ci vuole solo la ragione, il coraggio e il sostegno popolare.

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mercoledì 13 luglio 2011

Crisi economica - La mia soluzione (Parte 3)

Ritorniamo per un attimo all'equazione del PIL

Y = C + I + G + NX

Se ci pensate bene, quella G rappresenta tutte le attività pubbliche, quindi non solo lo Stato, ma anche le divisioni amministrative di questo, come le regioni, le provincie, i comuni, eccetera.
Anche nello stato ci sono impiegati.

Che cosa succede quindi se il valore dell'OLM diminuisce?
Succede che i lavoratori percepiranno un salario nominale inferiore, mentre le aziende avranno profitti più alti.
Ora è risaputo che la tassazione dello stato è progressiva. E quindi uno stesso euro sarà tassato differentemente a seconda dello scaglione di reddito nel quale ricade.
Con uno spostamento di reddito verso i proprietari di azienda, allo stato entrano più soldi.
Inoltre tutti gli impiegati pubblici costeranno di meno.

La diminuizione del valore dell'OLM significa per lo stato, maggiori entrate e minori uscite.
Questo significa migliorare il bilancio dello stato e avere spazio di manovra. Ora il governo può decidere o di aumentare le spese, producendo comunque un aumento del PIL oppure di tagliare le tasse e produrre lo stesso un aumento del PIL, oppure può decidere per la riduzione del debito che è cosa buona e giusta in quanto lo stato dovrà ricorrere a un minor quantitativo di titoli di stato per finanziarsi.

Supponiamo che decida di tagliare le tasse sul lavoro nell'ottica di favorire un'espansione del lato offerta.
Ora le imprese avranno minori costi sia in termini di salari che in termini di prelievo fiscale. Possono espandere la loro produzione. L'espansione della produzione a parità di domanda si traduce in maggiore quantità a un prezzo più basso.

Queste cose non accadono repentinamente ma ovviamente hanno bisogno di tempo. Il governo non taglia le tasse da un mese all'altro, ma lo fa da un anno al successivo. Questo vuol dire che magari prima che vengano prese determinate decisioni il valore dell'OLM potrebbe aver subito diverse modificazioni.

Non dimenticate che il prezzo di mercato è determinato prima di tutto dalla quantità domandata e dalla quantità offerta. I costi di produzione servono a determinare fino a che quota una società può produrre al prezzo di mercato. Ovviamente più sono bassi i costi di produzione e maggiore è la quantità offerta e quindi a parità di domanda il prezzo necessariamente deve scendere.

Tenete conto che anche dove la domanda scende il prezzo tende a scendere. Faccio un esempio. Se il salario di molte persone diventa più basso, magari preferiranno comprare più carne di pollo e meno carne di manzo. Di conseguenza la carne di pollo tende ad aumentare di prezzo mentre la carne di manzo tende a diminuire. Una variazione di prezzo di un bene costoso incide sul paniere dell'inflazione maggiormente rispetto alla variazione del prezzo di un bene poco costoso.
Per esempio nel paniere istat del 2011, la carne bovina ha un peso pari a 18.147 e la carne di pollo ha un peso di 6.406. Tenete conto che la somma di tutto il paniere è paria a 1.000.000.
Quindi una variazione dell'1% del costo della carne bovina ha un effetto maggiore della variazione dell'1% del prezzo della carne di pollo.

È anche vero che con salari più bassi aumenta l'occupazione e quindi è possibile che alcune famiglie percepiscano due o più stipendi e che quindi il loro reddito complessivo sia maggiore e che quindi la stessa famiglia ora preferisca comprare più carne bovina.
Il valore dell'OLM potrebbe scendere fino a che non si raggiunge un regime di piena occupazione e quindi con un tasso di disoccupazione molto basso (un minimo di disoccupazione esiste). A quel punto il suo valore dovrebbe tendere a stabilizzarsi in un'economia con quantità di moneta sostanzialmente fissa.

Il fatto è che generalmente le banche centrali per sostenere la crescita incrementano la quantità di moneta in circolo accettando una minima inflazione. Non c'è dubbio però che anche in questa situazione l'OLM facilita un'espansione dell'offerta e quindi sostanzialmente l'inflazione anche se creata dalle banche centrali viene fortemente contrastata.

Ovviamente solo l'introduzione dell'OLM non basta, ma di questo ne parlerò nella parte 4.

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Crisi economica - La mia soluzione (Parte 2)

Come si può incidere sul lato offerta senza causare una riduzione del numero dei lavoratori e una riqualificazione verso il basso delle capacità dei lavoratori?

Per rispondere a questa domanda però dobbiamo prima parlare della necessità di separare il tasso d'interesse reale dall'inflazione.
Oggi come abbiamo visto, se aumenta l'inflazione le banche centrali cercano subito di contrastarla aumentando i tassi d'interesse.
Più il tasso d'interesse è alto e più rapidamente si creano disparità di reddito tra cittadini ricchi e cittadini poveri. Quindi è necessario fare in modo che i tassi restino bassi.

Per evitare che i tassi d'interesse possano salire per contrastare l'inflazione è necessario trovare un meccanismo che abbia lo stesso scopo e che non coinvolga il tasso d'interesse.

A tale scopo ho inventato quella che io ho chiamato con l'acronimo OLM che sta per Ora Lavorativa Minima. Questo parametro è collegato al valore dell'oro e al tasso d'inflazione.
Di fatto l'OLM esprime una quantità d'oro ma non è scambiabile con questo. L'OLM può essere scambiato con il valore nominale in una determinata moneta (per esempio l'euro) della quantità d'oro che esprime.

Perché collegare l'OLM all'oro? Le ragioni sono molte ma finirei per dilungarmi troppo e deviare dal tema principale.
L'OLM corrisponde al minimo valore lordo che si può corrispondere per un'ora di lavoro.
In questo "valore lordo" devono essere anche compresi i contributi pensionistici.

Per fare un esempio, ipotiziamo che questo parametro esprima una quantità d'oro pari a un valore nominale di 8 euro.
Tutte le azioni, le obbligazioni e i salari verranno quindi espresse in OLM. Per esempio un salario lordo (contributi compresi) di 1000 euro mensili corrisponde a 125 OLM mensili. Un'azione aziendale da 20 euro corrisponde a 2,5 OLM e così via.

In pratica è come se l'OLM fosse una seconda moneta senza però avere la funzione di moneta. Le persone spendono in euro, non in OLM.
Anche se l'OLM è basato sull'oro il suo valore nominale è parametrizzato in modo tale che se il prezzo dell'oro sale o scende è la quantità d'oro che sale o scende cercando di far rimanere il valore nominale in una determinata moneta più o meno costante (per evitare speculazioni).

Ma come è collegato l'OLM all'inflazione? In modo del tutto opposto a quello che la gente potrebbe pensare. Se aumenta l'inflazione l'OLM diminuisce. Se l'inflazione scende l'OLM aumenta. Praticamente stronca sul nascere ogni bolla speculativa e ogni inizio di crisi economica.

Supponiamo che ogni mese il valore dell'OLM venga aggiustato sia per la variazione del prezzo dell'oro e sia per l'inflazione.
Ipotiziamo di partire il primo mese con un valore nominale di 8 euro per ogni OLM e di avere un salario lordo mensile di 1000 euro pari a 125 OLM.

Chiariamo subito un altro punto. Il PIL nominale che si esprime con la formula Y x P dove P sta per livello dei prezzi è pari alla quantità di moneta M moltiplicata per la velocita di circolazione della medesima V.

M x V = P x Y

Il livello dei prezzi è strettamente legato all'inflazione. Se M x V è costante, allora più sono alti i prezzi e minore è il PIL reale, mentre viceversa minore è il livello dei prezzi e maggiore è il PIL reale.

Supponiamo quindi che M x V sia costante, cosa generalmente vera nel breve periodo come potrebbe essere la distanza di un mese.
Supponiamo che tra un mese e il successivo il tasso d'inflazione mensile sia aumentato (come di solito accade) e che quinidi il valore dell'OLM sia passato da 8 euro a 7,99 euro. Questo significa che c'è uno spostamento di reddito dai lavoratori verso le aziende presso cui lavorano. Si tratta di un centesimo per ogni OLM che difficilmente può incidere sui consumi dei lavoratori.
Per il lavoratore che guadagnava 1000 euro mensili quando l'OLM valeva 8 euro e quindi aveva un salario da 125 OLM mensili la perdita si traduce in 1,25 euro in meno di stipendio al mese. Ci si può aspettare una diminuzione della domanda.

Fondamentalmente non incide neanche di molto sui costi di un'azienda. Perché se un'impresa ha 100 dipendenti da 125 OLM mensili ha una riduzione dei costi di 125 euro mensili. Tuttavia se il valore dell'OLM non dovesse subire ulteriori variazioni nel corso dell'anno si avrebbe un risparmio di 1500 euro, che può sembrare poco, ma può significare anche l'acquisto di un paio di portatili in più da parte dell'azienda e quindi la possibilità di aumentare la produttività. Ma può anche significare per l'azienda diminuire il prezzo dei prodotti o dei servizi.

Che succede invece se diminuisce l'inflazione? In questo caso il valore dell'OLM aumenta. Supponiamo che passi da 8 euro a 8,01 euro. In questo caso ogni lavoratore dell'azienda di prima avrà un guadagno di 1,25 euro al mese che con 12 mensilità magari significa un guadagno di 15 euro in un anno. Significa che magari qualcuno vedrà un film di più al cinema comprando popcorn e bevanda.
Di contro per l'azienda significa una perdita di 125 euro al mese rispetto a prima e quindi 1500 euro all'anno nel caso in cui non vi siano ulteriori variazioni mensili del valore dell'OLM.
Questo potrebbe significare per un'azienda magari dover licenziare una risorsa (perché il costo marginale diventa maggiore del beneficio marginale) oppure aumentare il prezzo dei suoi prodotti o dei suoi servizi in modo da poter recuperare i 125 euro mensili in meno.

Dal punto di vista delle attese, sapendo che l'OLM è aumentato per tutti, all'azienda conviene rimanere con la risorsa in più oppure aumentare il prezzo dei prodotti o dei servizi perché ci si può attendere un aumento della domanda che andrà quindi a compensare il mancato introito.

Ma questa distribuzione differente di reddito perché dovrebbe incidere sull'inflazione? Ok, se sale l'inflazione diminuisce il reddito dei lavoratori, ma non è detto che diminuiscano i consumi perché la diminuzione del costo del lavoro intanto può portare a nuove assunzioni inoltre la parte di reddito che rimane alle aziende può essere spesa dalle aziende stesse in altri consumi, oppure finire negli utili e di qui passare ai proprietari che potrebbero quindi aumentare i loro consumi.

Oltretutto sembra anche un'ingiustizia che l'inflazione vada a penalizzare i lavoratori e favorire i proprietari delle aziende.
Vi dimostrerò che non solo i lavoratori alla lunga non saranno penalizzati, ma anche che questo meccanismo è veramente in grado di controllare l'inflazione. Ma questo solo nella parte 3.

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martedì 12 luglio 2011

Crisi economica - La mia soluzione (Parte 1)

Premetto che io non sono un economista e che ho studiato economia solo per mio interesse personale proprio per costruire una nuova società.

Detto questo però sfido qualsiasi economista a negare la validità del mio ragionamento.

Per decenni si è pensato di stimolare la crescita economica facendo crescere la domanda. Si sono quindi attuate politiche miranti a far crescere lo stock di moneta. Chiariamo subito il termine tecnico dicendo che si agisce affinché aumenti la quantità di moneta nel flusso economico.

Questo come vediamo oggi è assolutamente insufficiente. Nonostante vengano mantenuti bassi i tassi d'interesse l'economia fatica a ripartire.
Certamente il debito pubblico e le regole europee che lo regolano fanno da freno allo sviluppo perché in sostanza il governo non può far crescere l'economia attraverso gli investimenti pubblici.

Per capire che c'entrano gli investimenti pubblici con la crescita economica devo scrivere l'equazione del PIL.

Y = C + I + G + NX

Dove:
Y = PIL
C = Consumi privati.
I = Investimenti privati.
G = Spesa pubblica.
NX = Esportazioni nette.

Come vedete dall'equazione, essendo G una componente direttamente proporzionale a Y, più cresce la spesa pubblica e più cresce il PIL.

Le regole europee però impongono il pareggio di bilancio.

B = T - G

Dove:
B = Bilancio
T = Tasse
G = Spesa pubblica.

Per esserci un pareggio di bilancio in uno stato in deficit, o si alzano le tasse oppure si tagliano le spese. Entrambi questi fattori sono depressivi. Le tasse incidono sulla componente C (consumi) del PIL, riducendo la spesa in consumi.
Evitando di mostrare equazioni per esperti (ma vi invito a leggere libri di economia in proposito) un aumento delle tasse va a incidere sul moltiplicatore del reddito(http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_macroeconomica#Moltiplicatore_sul_reddito_della_spesa_pubblica ).

Come vedete la situazione è molto più complessa di quella che può apparire. Nel momento in cui un governo non ha libertà di espandere l'economia o attraverso la riduzione delle tasse oppure attraverso l'aumento della spesa pubblica è un governo dimezzato. Il vero potere politico infatti da anni si è spostato in Europa, ma in Italia le opposte fazioni di tifosi non lo sanno oppure non gli importa.

Per uno stato in deficit come l'Italia, pareggio di bilancio vuol dire diminuzione della spesa pubblica e quindi soprattutto degli investimenti pubblici. Oltretutto se si decide di abbassare le tasse i tagli devono essere ancora maggiori. L'effetto complessivo sul PIL è un'incognita perché dipende dalla fiducia dei consumatori e dei produttori.
In uno stato di "crisi" le persone sono portate a modificare la loro propensione al consumo cercando di consumare di meno anche se questo atteggiamento che può sembrare del tutto sensato è invece un ulteriore freno alla crescita e anzi può innescare anche una profonda crisi.

Sempre a livello europeo, dove ormai c'è la politica che conta, la BCE ha alzato i tassi d'interesse dello 0,25% portando il costo del denaro all'1,5%.
Per le persone che non sanno cosa significa questo, in pratica la BCE per contrastare possibili spinte inflazionistiche riduce l'afflusso di denaro dal circolo economico, impoverendo tutta l'area dell'euro anche se le cifre possono sembrare esigue e facendo quindi diminuire la domanda di beni e servizi.

A questa situazione che già è difficile si aggiungono le tensioni internazionali e il rischio di default degli Stati Uniti che possono far ripiombare l'intero mondo in una crisi ancora più profonda di quella che abbiamo vissuto fino a ora.

Che cosa ci rimane da fare?
La mia soluzione parte dal principio che se non si può stimolare la domanda si deve necessariamente fare in modo da stimolare l'offerta.

Se si riesce a causare uno spostamento della curva d'offerta verso destra (per i profani, se si riesce a far crescere la quantità offerta per ogni livello di prezzo), a parità di domanda i prezzi generali dovrebbero scendere e quindi si andrebbe incontro a una sorta di deflazione ma che produce crescita del PIL reale.

Per fare un esempio. Supponiamo che oggi il paese di Tortopoli produca ogni giorno 100 torte al prezzo di 20 euro a torta. Il totale è quindi un prodotto di 2000 euro al giorno. Supponiamo che si riesca a produrre uno spostamento della curva d'offerta causata da una riduzione dei costi e che quindi si riescano a produrre 120 torte a un prezzo di 18 euro ciascuna. Il prodotto cresce da 2000 euro al giorno a 2160 euro al giorno. Ma stiamo parlando di "prodotto nominale" perché in realtà il prodotto reale è di 2400 euro. In parole povere 2160 euro valgono ora quanto valevano 2400 euro prima.
Se usiamo le percentuali, un aumento dell'8% del reddito nominale corrisponde a un aumento del 20% del reddito reale.

Ma facciamo un esempio ancora più particolare. Supponiamo che a Tortopoli la diminuzioni dei costi di produzione faccia produrre 125 torte a 15 euro a torta. Il prodotto nominale scenderebbe da 2000 euro a 1875 euro. Vuol dire che c'è stata una perdita economica? No, vuol dire che c'è stata una crescita economica del 25% in termini di reddito reale a fronte di una perdita del reddito nominale del 6,25%.

Ma se la teoria è favorevole, mettere in pratica questo tipo di azione economica senza causare grossi problemi è davvero complesso.
Tutte le imprese infatti cercano di abbattere i costi di produzione, ma riescono ad agire solo sui lavoratori attraverso una riduzione del personale prima e assumendo successivamente personale a costo più basso.

Così si impoverisce il sistema e vengono tagliati fuori dal gioco proprio le risorse con più esperienza e qualifiche. In periodo di crisi le aziende preferiscono fare considerazioni di quantità piuttosto che di qualità e quindi per loro è preferibile rinunciare a una risorsa costosa ma molto esperta e qualificata e magari sostituirla con risorse insesperte e meno specializzate il cui costo complessivo però è inferiore.

Le crisi economiche causano anche uno spostamento verso il basso delle capacità lavorative generali.
Come evitare questa dequalificazione lo esporrò nella seconda parte.

Vai alla seconda parte

lunedì 11 luglio 2011

La fine del mondo?

No, non c'entrano niente i Maya o Giacobbo. Qui parliamo della fine della civiltà, dell'entrata nella lunga notte... insomma del crollo dell'economia mondiale...

Ehi tu? Sì, proprio tu, non fare finta che non ti riguardi, perché ci sei dentro fino al collo.

Entro il 2 agosto gli Stati Uniti devono trovare un accordo sul loro debito. Un risanamento da 4000 miliardi di dollari. Avete letto bene, 4000 miliardi di risanamento, spalmato in 10 anni. Questo vuol dire 400 miliardi di dollari all'anno una cifra notevolmente superiore a quei 47 miliardi di euro della manovra di Tremonti spalmata oltretutto su 3 anni per la quale noi italiani ci stiamo incazzando (e scusate il termine ma non c'è sinonimo di pari intensità...).

Cosa succederà se non si riuscirà a trovare un accordo tra i Democratici e i Repubblicani? Che gli Stati Uniti saranno costretti a dichiarare bancarotta.

Avete presente lo tsunami del 2006? Quella è poca roba in confronto a quello che potrebbe capitare come conseguenza di una possibile bancarotta statunitense. Lo tsunami economico-finanziario travolgerà la vita di miliardi di persone. Sarà la fine della civiltà per come la conosciamo.

Il fatto che le conseguenze potrebbero essere così devastanti fa pensare a tutti che difficilmente la cosa potrebbe accadere. Come se di fronte al baratro le persone potessero finalmente buttare all'ortiche le loro profonde convinzioni e la loro mentalità di parte per diventare improvvisamente ragionevoli e responsabili.

La verità è che meno male che sono gli americani a dover stabilire le sorti del mondo e non gli italiani.
Perché se dipendesse dal senso di responsabilità e dalla capacità di ragionare degli italiani il 2 agosto gli italiani si preoccuperebbero solo di far apparire l'avversario politico come l'unico responsabile della catastrofe.

Eccoli lì i partiti politici! Associazioni capaci solo di dividere le nazioni, di spaccarle in blocchi contrapposti di tifosi dementi e che di fronte alla catastrofe rischiano e alzano la posta pur di ottenere una vittoria politica.
Tutto il mondo è paese. Gli Stati Uniti hanno dimostrato spesso che i loro partiti riescono a collaborare. Ma aver dipinto Bush come l'incarnazione del diavolo da parte dei democratici non ha fatto altro che alimentare una profonda spaccatura anche lì. I repubblicani hanno fatto la stessa cosa nei confronti di Obama come reazione.

Eccoci al punto. A questo mondo sono le persone ragionevoli che stanno perdendo.
E tu? Cosa sei? Sei una persona ragionevole? O sei un tifoso? La mattina quando ti alzi pensi di poter fare qualcosa per questo mondo oppure pensi che il mondo sarebbe migliore solo se non ci fosse la destra o la sinistra a seconda di come la pensi?

venerdì 8 luglio 2011

Bipolarismo e separazione dei poteri.

Il bipolarismo o il bipartitismo possono essere democratici solo ed esclusivamente se non esiste vincolo di mandato per i rappresentanti.

Qualcuno di voi già starà storcendo il naso pensando a Scilipoti o Mastella, ma l'argomento è serio ed è necessario discuterne.

Il "bipolarismo all'Italiana" in cui devono esserci schieramenti nettamente separati e contrapposti e che prevedono un solco invalicabile tra uno schieramento e gli altri non fa altro che portare l'Italia verso la dittatura della maggioranza.

Le repubbliche parlamentari esprimono la loro democraticità tanto più è possibile trovare una mediazione degli interessi e delle visioni personali all'interno del parlamento. Se si attuano leggi elettorali che costringono i partiti a fare una mediazione prima di entrare in parlamento le cose possono degenerare alquanto.

Una mediazione è tanto più democratica quanto maggiore è la distanza ideologica delle parti che devono trovare l'accordo. Teoricamente è più democratica una mediazione fatta tra PDL e IDV che non una fatta tra PDL e UDC oppure tra IDV e PD.

Una legge elettorale che costringe i partiti a raggrupparsi cercando quanto più possibile di essere "omogenei" tra loro di fatto rende più povero il confronto democratico.

Perché quando un gruppo omogeneo poi vince le elezioni ha la maggioranza necessaria per legiferare senza dover fare mediazioni con gli altri gruppi.

Le leggi vengono fatte quindi non nell'interesse degli italiani ma nell'interesse dei sostenitori del gruppo omogeno che ha vinto le elezioni (non sempre, ma in linea di massima sì).

In una repubblica parlamentare dove l'esecutivo viene eletto dal parlamento e da questo riceve la fiducia la democraticità è maggiore se le maggioranze si creano dopo il voto e non prima.

In Germania le maggioranze si formano dopo il voto e non prima anche se è ovvio che alleanze storiche tendono a riproporsi.
Anche in Inghilterra avviene lo stesso anche se lì c'è una monarchia parlamentare, un sistema maggioritario e un forte bipartitismo. L'ultimo governo di Cameron però ha visto la necessaria collaborazione di un terzo partito, senza il quale Cameron non potrebbe governare.
Ma Cameron non si è presentato ai blocchi di partenza insieme ai liberaldemocratici. L'alleanza non è nata prima, ma dopo.

E poi c'è il caso degli Stati Uniti. Lì sì che c'è un bipartitismo molto forte, ma c'è anche una repubblica presidenziale con una separazione tra potere legislativo e potere esecutivo. C'è una piccola interferenza tra i due poteri che vanno a costituire il cosiddetto sistema del "checks and balances". Il presidente ha il diritto di rigettare una legge, anche all'infinito e il parlamento fa la legge di bilancio.

Questa separazione dei poteri garantisce la mediazione nella stragrande maggioranza dei casi. È anche vero che spesso tra i due partiti c'è molta meno differenza di quanta ce ne sia nei partiti tradizionali europei, ma il fatto che esecutivo e legislativo siano separati tra loro spesso ha determinato un parlamento di un colore e una presidenza di colore opposto.

Non può esistere una terza via "all'italiana". Se si sceglie di stare in una repubblica parlamentare è necessario creare un sistema elettorale dove le maggioranze si formano dopo le elezioni e questo caratterizza sicuramente un voto più ideologico che non pratico. Viceversa se si vuole poter scegliere in anticipo un programma e una maggioranza è necessario passare a un sistema presidenziale.

Maggioranze precostituite in un sistema parlamentare non si vedono in nessuna delle grandi democrazie ma ricordano abbastanza gli stati dittatoriali del sudamerica.

Il mio punto di vista personale è che mentre la separazione dei poteri è una necessità assoluta, perché non si concentra nelle mani di pochi troppo potere, il bipolarismo e il bipartitismo ma in generale tutti i partiti sono superflui.
Si possono raggiungere risultati ancora migliori attraverso le assemblee popolari il cui tasso di democraticità è nettamente maggiore di quello di ogni partito.
La ragione è evidente. Ci sono partiti che nella loro storia hanno sostenuto o sostengono idee che non sono democratiche oppure che non hanno al loro interno una vera democraticità.
Le assemblee popolari invece sono democratiche perché le regole che le costituiscono sono democratiche.

Bisogna riuscire a uscire dalla cultura della contrapposizione e della guerra fredda civile tra blocchi partitici e politici contrapposti per dare finalmente spazio all'unica cosa che ci distingue dagli animali, ovvero la ragione.

lunedì 4 luglio 2011

Come lo salviamo il mondo?

http://www3.lastampa.it/ambiente/sezioni/ambiente/articolo/lstp/409863/

Ci sono riserve di cibo al mondo solo per 116 giorni e ovviamente ci sono le speculazioni sui terreni e sui biocarburanti da parte del mondo occidentale.
Io già me lo immagino il cittadino occidentale con il suo bel SUV a biocarburante che va in giro fiero di aver salvato il mondo dalle emissioni cattive di CO2 e che ignora del tutto che grazie a lui muoiono di fame ogni anno decine di milioni di persone...

Del resto non è colpa sua. Se perfino nello stesso giornale e nello stesso giorno esce fuori un articolo come questo:

http://www3.lastampa.it/ambiente/sezioni/ambiente/articolo/lstp/409865/

In questo articolo si definisce "promettente" l'uso dei biocarburanti. Promettenti per cosa? Per aumentare ancora di più la fame nel mondo?
Ma qualcuno lo vuole capire che bisogna fermarlo questo scellerato mercato in cui per produrre energia condanniamo a morte certa per fame milioni di persone?

In questo stesso articolo si parla poi dei cambiamenti climatici, sottointendendo che la colpa di tutto ciò va data al petrolio e al carbone e siccome l'ignoranza regna sovrana si vede come soluzione il gas naturale che viene considerato meno "inquinante". La CO2 non è un elemento "inquinante" visto che viene usato dalle piante e trasformata in "zuccheri" attraverso la fotosintesi. Ma quello che l'autore dell'articolo forse ignora è che il potere "serra" del metano è 21 volte superiore a quello della CO2.

Inoltre si prevedono scenari di innalzamento dei mari, siccità e altre fantastiche cose catastrofiche di cui l'unico responsabile è l'uomo... anzi, le lobby dell'energia...
Peccato però che poi escano notizie come questa:

http://www.meteogiornale.it/notizia/20743-1-il-sole-va-in-letargo

L'attività solare sta rallentando e potremmo (condizionale d'obbligo visto che nessuno aveva previsto il rallentamento dell'attività solare, vista la nostra scarsa conoscenza in merito) trovarci di fronte a un nuovo minimo solare come quelli di Dalton o Maunder.
Se questo dovesse avvenire e la temperatura del pianeta dovesse scendere come è del tutto prevedibile, tutte le dichiarazioni fatte sulle cause antropiche del riscaldamento terrestre finiranno nel cesso e giustamente scaricate come si conviene a un pacco di "stronzate".

Ma non è tutto. Se tutto questo dovesse accadere, noi i pannelli solari ce li diamo sulle gengive? Perché la teoria vuole che a un rallentamento o a un letargo dell'attività magnetica del Sole corrisponde anche una maggiore copertura nuvolosa. E questa copertura non solo fa diminuire la temperatura, ma produce "ombra" che fa abbassare notevolmente la resa dei pannelli fotovoltaici.

Le politiche "green" che fanno tanto FIGO chi le porta avanti, come se fosse un salvatore del mondo dalle cattive lobby petrolifere e dai cattivi governi che vogliono bombardare i cittadini con le radiazioni nucleari, generano VITTIME REALI nei paesi del terzo mondo. LA GENTE MUORE DI FAME PER COLPA DI QUESTE IDEE!

E per colpa di queste idee il costo dell'energia sale e questo non fa altro che danneggiare ulteriormente la gente povera. Ai ricchi non gliene importa nulla di pagare di più l'energia. Avete idea di quanti metri quadrati di pannelli solari possono istallarsi sui tetti delle loro case persone come Bill Gates o per restare in Italia, Berlusconi? Talmente tanti da poter perfino vendere energia agli altri.

Ve la immaginate invece una palazzina di otto piani con tre appartamenti a piano che vuole istallarsi i pannelli solari per risparmiare? Anche a coprire tutto il tetto di pannelli solari il contributo che spetta a ogni appartamento è minimo e saranno sempre costretti a comprare energia.
Gli impianti solari o eolici "domestici" sono più redditizi se installati su una villa che su una palazzina popolare. Ancora una volta il fiume va al mare e chi ci guadagna sono i ricchi e il citriolo gira gira finisce sempre nel solito posto...

Ma dire tutto ciò non fa FIGO. Diventi il cattivo nuclearista che vuole irradiare il mondo con le radiazioni atomiche.
E non importa un fico secco se esistono centrali che potrebbero funzionare perfino con le scorie oppure centrali come il Rubbiatron (http://it.wikipedia.org/wiki/Rubbiatron ) che potrebbe ridurre le scorte mondiali di plutonio e potrebbe far passare la radiotossicità delle scorie da centinaia di migliaia di anni a soli 500 anni.
Essere "green" fa FIGO, ma uccide milioni di persone ogni anno. Essere nuclearisti è come essere amici del diavolo, peccato che le centrali nucleari abbiano fatto molte meno vittime da quando esistono di quante ne produce un solo mese di politica "green" e siano una fonte energetica economica e che quindi costa meno ai cittadini sia sulla bolletta, ma soprattutto sui consumi perché oltre a essere i cittadini a risparmiare sulla bolletta, sono imprese, industrie e commercianti che avendo minori spese hanno anche profitti più alti e questo si traduce in nuovi posti di lavoro, maggiore concorrenza e prezzi più bassi.

Come lo salviamo il mondo? Spero che lo si salvi usando la ragione. E la ragione tante volte è controintuitiva. Ti fa vedere le magagne dove non vorresti che ci fossero e ti fa vedere le cose buone dove non pensavi che ci fossero.