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venerdì 14 gennaio 2011

La moneta drogata e la crisi mondiale.

Dite la verità, se vi dicessero se vorreste avere subito un aumento di stipendio di 100 euro al mese, lo accettereste?

Immagino di sì.

Ma siete sicuri che quei 100 euro in più si traducano poi in un potere d'acquisto di pari entità?
La risposta, in questo caso, non può che essere negativa.
Buona parte di quei 100 euro saranno mangiati dall'inflazione.

Qui sta la differenza sostanziale tra "salario reale" e "salario nominale". Un aumento di € 100 di salario nominale, non corrispondono a € 100 di salario reale nella grandissima maggioranza dei casi.

Facciamo un altro esempio. Preferireste avere un salario corrispondente a 160 biglietti del cinema oppure un salario corrispondente a 200 biglietti del cinema?
Al di là dei vostri gusti cinematografici, immagino che preferireste avere uno stipendio che vi permette di comprare 200 biglietti.

Supponiamo che al momento il vostro salario corrisponda a 160 biglietti del cinema e che il loro prezzo corrente sia di € 5 a biglietto. Questo significa che il vostro salario nominale ammonta a € 800.
Supponiamo invece che quando il vostro salario corrisponde a 200 biglietti del cinema, il prezzo del biglietto sia invece di € 4, cosicché il vostro salario nominale corrisponde ancora una volta a € 800.

Vi sentireste più ricchi prima, dopo oppure pensate che non vi sia alcuna differenza?

La differenza c'è ed è evidente. A parità di salario nominale voi vedreste 40 film in più al cinema rispetto a prima. Eppure una gran parte di voi si sentirebbe ugualmente ricca rispetto a prima perché dopotutto guadagna sempre € 800.

Questo aspetto psicologico non dovete sottovalutarlo.
Vi faccio un esempio ancora più difficile.
Supponiamo che, invece di calcolare il vostro stipendio in euro, venga calcolato in biglietti del cinema.
Supponiamo quindi che il vostro salario corrisponda a 160 biglietti del cinema e dal momento che il prezzo medio dei biglietti del cinema è € 5 vi venga concesso un salario nominale di € 800.
Supponiamo ora che il vostro stipendio sia aumentato a 200 biglietti del cinema ma il prezzo del biglietto ora scenda a € 3 cosicché il vostro salario nominale sia ora di € 600.

Ora vi sentireste più ricchi o più poveri?

Il vostro salario reale è aumentato del 25%, pertanto dovreste sentirvi più ricchi.
In realtà la maggior parte di voi si sentirebbe più povera perché il salario nominale è sceso del 20%.

Una delle ragioni psicologiche che vi inducono a pensare di essere diventati più poveri è dovuta al fatto che siete abituati a pensare al costo delle merci in moneta e sapete che il prezzo di un prodotto singolo può anche variare in negativo ma possono esserci molti più articoli che vedono variare il loro prezzo in positivo. Pertanto il cinema potrebbe anche costare meno e tutti gli altri prodotti costare di più.

Ottimo ragionamento, ma psicologicamente tendereste a sentirvi più poveri anche se tutti i prezzi fossero legati al prezzo del biglietto del cinema e quindi diminuissero tutti allo stesso modo.
Per voi semplicemente € 600, sono inferiori a € 800. Non importa se con € 600 poi in realtà siete effettivamente più ricchi.

Per evitare questo impatto psicologico che generalmente porta i cittadini a sentirsi più poveri e quindi a consumare di meno, i governi mondiali e le banche centrali da sempre tendono a produrre politiche di espansione del credito e quindi ad aumentare la domanda di beni e servizi drogando di fatto la moneta.

In realtà questa moneta "drogata" vi rende effettivamente più poveri, perché se è vero che il vostro salario nominale sale, dandovi l'illusione di guadagnare di più, in realtà questo aumento spesso vi fa salire anche nella fascia di reddito che paga una maggiore imposizione fiscale e generalmente buona parte del reddito viene mangiato dall'inflazione che si produce. Se sale l'inflazione, aumentano i tassi d'interesse.

I tassi di interesse, oltre alla propensione al risparmio, sono le vere cause della disparità sociale tra redditi. Chi risparmia di meno nel lungo periodo sarà più povero di chi risparmia di più. Più sono alti i tassi d'interesse e maggiore è la velocità di crescita di questa disparità.
Ora chi ha un basso reddito ha anche maggiori difficoltà a risparmiare e spesso invece è costretto a indebitarsi attraverso rate e mutui che riducono il reddito disponibile.

Quando si aumenta la domanda di beni e servizi attraverso l'espansione del credito, si aumenta sì la quantità di equilibrio, ma si aumenta anche il prezzo di equilibrio.
Se invece si aumenta l'offerta di beni e servizi, la quantità di equilibrio aumenta ma il prezzo di equilibrio scende.
Viene allora spontaneo chiedersi perché i governi e le banche centrali non facciano politiche per espandere l'offerta di beni e servizi anziché puntare sulla domanda dei medesimi.
La ragione risiede tutta nell'effetto psicologico che questo comporterebbe per i cittadini, o meglio, dalla paura che i governi e le banche hanno di questo effetto.
Qualsiasi scelta che comporti un'espansione dell'offerta comporta anche la riduzione del salario nominale dei cittadini. Perché anche il salario è un "prezzo".
Aumentando l'offerta di beni e servizi, si aumenta anche l'offerta di lavoratori e quindi così come si riduce il prezzo di equilibrio dei beni e dei servizi allo stesso modo si riduce il "prezzo" di equilibrio dei lavoratori, quindi il loro salario nominale.

Il problema è che in un mercato dove l'offerta di lavoratori sta diventando globalizzata e quindi alle imprese conviene produrre all'estero dove i lavoratori si accontentano di salari più bassi, l'unica soluzione che abbiamo per evitare la catastrofe è appunto quella di attuare politiche che aumentino l'offerta di beni e servizi.

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