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lunedì 27 giugno 2011

Ancora sul potere d'acquisto...

Nell'articolo precedente ho messo a confronto famiglie e imprese italiane con quelle francesi.

Veniva fuori che una famiglia media francese spendesse in un anno 80 euro in meno rispetto a una famiglia italiana.
Qualcuno potrebbe anche pensare che in fondo 80 euro di differenza non sia poi una gran cifra e che anche la stima degli aumenti dei prezzi dovuti al caro energia potrebbe non essere così grande come si pensa.

Per farvi capire quanto invece sia grande il problema dovrò farvi vedera altre cifre e mettere a confronto il PIL pro capite sia nominale che PPA (parità di potere d'acquisto) tra i due stati.

Purtroppo non riesco a trovare i dati del 1987 dei due paesi che sarebbe stato interessante valutare.

Il PIL pro capite nominale del 2010 è il seguente:
Francia: 41019 dollari (USA)
Italia: 34059 dollari (USA)

Questo significa che il reddito medio pro capite nominale dei francesi è il 20% superiore a quello degli italiani.
Si tratta di una reale differenza di ricchezza?

Il PIL pro capite PPA del 2010 è il seguente:
Francia: 34077 dollari (USA)
Italia: 29392 dollari (USA)

Questo significa che il reddito medio pro capite a parità di potere d'acquisto dei francesi è del 16% superiore a quello degli italiani.
I francesi hanno una ricchezza di 4685 dollari (USA) in più ogni anno, che al tasso di cambio odierno di 1 dollaro = 0,707613926 euro equivale a 3315,17 euro in più ogni anno.

La Francia è probabilmente l'economia europea più fortemente caratterizzata dall'intervento dello Stato e nonostante questo costituisca nella maggioranza dei casi un forte freno è la seconda economia d'Europa dopo la Germania. Bisogna però tenere conto dei fattori produttivi che favoriscono la Germania in questo senso. Per esempio i circa 20 milioni in più di abitanti.

In effetti il PIL nominale pro capite francese è più elevato di quello tedesco anche se a parità di potere d'acquisto i tedeschi tornano in vantaggio con un reddito del 6% più elevato.
L'organizzazione dello stato in Germania è dal punto di vista economico sicuramente più efficiente di quello francese.

Forse è per questo che la Francia dal 2003 è diventato uno stato decentralizzato con 27 regioni.

Le differenze tra Francia e Germania ci fanno capire che non sono solo i costi a determinare una differente crescita, ma anche l'organizzazione dello stato e quanto questo sia pesante sia in termini di tasse che di efficienza.

La pressione fiscale in Francia è uguale a quella italiana e quindi superiore a quella tedesca.
Ma questo permette di confrontare molto più facilmente l'Italia con la Francia.
I due paesi sono simili per tanti versi. Lo stesso tasso di disoccupazione giovanile, la disoccupazione femminile in Francia è più bassa ma attualmente in Italia il tasso di disoccupazione complessivo è più basso. La Francia può contare su due milioni di abitanti in più.

Italia e Francia sono in concorrenza diretta in moltissimi settori ed essendo entrambi i paesi figli dell'organizzazione statale napoleonica, sono molto simili anche in quanto a pesantezza dello stato.

Il tasso di crescita annuale del PIL italiano fino a tutti gli anni 80 però era nettamente superiore al tasso di crescita annuale del PIL francese tanto che poi nel 1991 l'Italia addirittura superò la Francia.
Quindi il divario che si è creato, pur nelle stesse condizioni e considerando che la pressione fiscale francese è stata mediamente più elevata in questi anni a cosa è dovuto?

Prima di tutto l'Italia pagò duramente una speculazione nel 1992 che ci costrinse ad allargare la banda di oscillazione della Lira rispetto al Marco. Ma in quella occasione diversi paesi d'Europa si trovarono più o meno nelle stesse condizioni, la Francia meno dell'Italia. Questo poi ci portò sulla strada dell'Euro e all'impossibilità per l'Italia di ricorrere alla svalutazione monetaria per abbattere il debito e rendere i propri prodotti più competitivi sui mercati esteri.
Una volta che non poteva più svalutare, le imprese italiane dovevano competere direttamente con quelle francesi.

Certo, le imprese francesi hanno i costi dei salari più elevati di quelli italiani, ma anche una produttività per lavoratore nettamente più elevata. E questo perché?
Perché ogni lavoratore francese produce molto di più di un lavoratore italiano? Perché ha le attrezzature necessarie a farlo.
Non è che il lavoratore francese sia più bravo di quello italiano. Ha sempre due gambe, due braccia e un cervello come quello italiano. Ha solo un maggior quantitativo di attrezzature che gli permettono di svolgere il proprio lavoro al meglio e produrre di più.

Ma le attrezzature generalmente consumano energia e quindi il prezzo dell'energia può essere determinante, specialmente se consideriamo piccoli esercizi commerciali.
Facciamo un esempio. Possiamo pensare a un cinema, le cui spese maggiori, tolte quelle che riguardano i diritti dei film, sono proprio per l'energia elettrica. Il profitto di un cinema francese a parità di numero di biglietti venduti l'anno sarà maggiore di quello di un cinema italiano. Solo perché la bolletta costa meno.

Ovviamente la produttività del lavoro non si misura sui piccoli esercizi commerciali ma su tutti gli impieghi. Se i francesi hanno una produttività più elevata rispetto a quella degli italiani è perché mediamente nel lavoro utilizzano maggiori attrezzature rispetto agli italiani. Il loro salario non è più elevato del nostro per altri motivi ma proprio per questo. Più macchinari significa maggiore specializzazione del lavoro e maggiore specializzazione significa più remunerazione.

Ridurre il gap salariale tra italiani e francesi significherebbe fare massicci investimenti e aumentare il livello di specializzazione dei lavoratori italiani. Ma se questo avvenisse i nostri prezzi sarebbero meno competitivi di quelli francesi all'estero, perché a parità di salari i costi energetici sarebbero più alti. Quindi saremmo comunque costretti a guadagnare meno dei francesi anche solo per pareggiare i loro prezzi ed essere altrettanto competitivi. Altrimenti dovremmo accontentarci di restare con questo gap oppure farlo salire ancora di più solo per avere dei prezzi più competitivi rispetto a quelli dei francesi.

Ora appare più chiaro il motivo vero del gap che si è creato tra Francia e Italia dipende dalla politica energetica dei due paesi. Nel 1991 l'Italia ha superato la Francia, ora è decisamente dietro. Perché?
Perché l'Italia chiudendo il discorso del nucleare nel 1987 ha iniziato a pagare le tensioni internazionali e le speculazioni sul prezzo del petrolio e dei combustibili fossili. La necessità di essere "competitivi" sui prezzi piuttosto che sulla qualità ha scoraggiato gli imprenditori e gli industriali ad attuare politiche di innovazione dei macchinari e di formazione di personale specializzato. Le piccole e medie imprese hanno preferito rimanere piccole e medie piuttosto che crescere, perché era l'unico modo per concorrere con francesi e tedeschi.

Oggi arrivano la Cina e l'India e non siamo più competitivi nemmeno sul piano del prezzo.
E tutto questo a causa della politica energetica.

Continuate pure a credere che la colpa dei mali dell'Italia derivino dalla classe politica, che non conta un emerito tubo e che obbedisce alla voce degli oligarchi, ovvero a quei pochi grandi ricchi che fanno parte di quel 10% di famiglie italiane che possiede il 45% della ricchezza del paese.

La politica energetica ha condizionato l'economia italiana e quando avevamo un'opportunità per rimettere le cose a posto l'abbiamo immancabilmente sprecata a causa dei nostri dannatissimi mal di pancia e delle nostre paure.

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