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martedì 22 marzo 2011

Libia - Vuoto di potere della presidenza USA...

Voglio dirlo senza giri di parole. Il problema di quello che sta succedendo in Libia si chiama Barack Obama.

Mai visto un presidente degli USA così indeciso e così incapace di prendere una posizione netta e forte.
L'uomo che è a capo della più grande potenza del mondo e che dovrebbe fare da guida in situazioni di tensione internazionale come hanno sempre fatto gli USA, sembra non sapere che pesci prendere.

Quando si crea un vuoto di potere, c'è sempre qualcuno che cerca di riempirlo e non è un caso che i francesi abbiano subito cercato di farlo, anche perché dopo aver perso il ruolo che avevano in Iraq hanno pensato di poterlo ottenere in Libia.

La risoluzione dell'ONU che dovrebbe garantire la NFZ (no fly zone), non prevede la rimozione del regime libico e pertanto è una risoluzione che manca dell'indirizzo politico nell'azione militare, cosa gravissima, perché per i militari non c'è niente di peggio della mancanza d'indirizzo politico.

Con questa risoluzione, il regime libico potrebbe sopravvivere a lungo e addirittura riconquistare il controllo di tutte le città in mano ai ribelli.
Devo anche dire che una risoluzione diversa sarebbe stata impossibile perché la Russia e la Cina avrebbero posto il loro veto.

Ora però che siamo finiti in questa situazione che difficilmente porterà a qualcosa di concreto per il popolo libico, addirittura gli USA vorrebbero defilarsi e lasciare la patata bollente in mano ad altri.
Comincio seriamente a pensare che l'amministrazione Obama potrebbe essere ricordata come la peggiore che gli USA abbiano avuto, perché non c'è niente di peggio di un presidente che non decide e che quando può si defila affidando le responsabilità ad altri.

Mi chiedo se Sarkozy avrebbe mai potuto alzare la testa con presidenti americani come Reagan, Bush padre, Clinton e Bush figlio. Credo proprio di no. Credo che la catena di comando sarebbe stata chiara fin da subito. Gli americani si sarebbero messi a capo da subito.

Caro Obama, come dice l'Uomo Ragno nel film, da un grande potere derivano grandi responsabilità.
La sua indecisione sta aumentando il livello di conflittualità all'interno della coalizione stessa e questo, nonostante tutte le buone intenzioni, non fa bene al mondo.

domenica 20 marzo 2011

Perché non possiamo rinunciare al nucleare.

Girando per la rete in questi giorni, non solo ho aumentato di molto le mie conoscenze in materia di energia in generale che erano già molto buone, ma ho accresciuto notevolmente le mie conoscenze in materia di nucleare e di come funziona.

Oggi ho trovato questo articolo che mi vede perfettamente d'accordo. Corrisponde a tutte le ricerche che ho fatto.

http://affaritaliani.libero.it/green/nucelare160311.html

Come ho accennato altre volte inoltre per alcune energie rinnovabili ci sono dei problemi che sono legati al famoso principio di scarsità dell'economia.
Il terreno che viene destinato alla produzione di energia non lo si può usare per produrre cibo.

Certo, le centrali nucleari fanno paura. E tutti vogliono avere la coscienza pulita e pensare che se nel futuro ci dovesse essere una catastrofe nucleare questo non sia dipeso da noi.
Il punto è che le nostre scelte di oggi rischiano di far morire milioni di persone povere perché andranno a incidere sul prezzo del cibo che non saranno più in grado di comprare.
Il punto è che le nostre scelte causeranno delle guerre per questo motivo. Milioni di morti certi di cui probabilmente non ce ne fregherà niente perché non saranno nel giardino di casa nostra, ma lontani, in Africa.
Al massimo qualcuno proverà fastidio nel vedersi arrivare una marea di immigrati nel suo paese e deciderà per questo di votare movimenti politici che decidano politiche contro l'immigrazione.

La verità? Scegliere contro il nucleare a favore di alcune scelte scellerate di questo tipo può portare all'ascesa in Europa di movimenti di estrema destra. Ricordatevelo quando andrete a votare. Pensate al futuro.
Pensate a tutta quella povera gente che non riuscirà più a comprare da mangiare. Pensate ai vostri figli che pagheranno l'energia a un prezzo maggiore di quanto la paghiamo oggi e che quindi saranno più poveri.

Meditate gente, meditate.

giovedì 17 marzo 2011

150° Unità d'Italia.

E sono 150 anni che dobbiamo fare gli italiani...

Una volta l'Italia era un'espressione geografica, poi è diventata una nazione. Peccato che gli "italiani" siano rimasti un'espressione linguistica.

Auguri Italia! Con l'augurio che prima o poi gli italiani diventino veramente il popolo che questa nazione merita.

Un popolo che non ha paura del futuro. Un popolo capace di decidere, capace di costruire. Capace di affrontare le sfide più difficili proprio perché sono difficili, senza tirarsi indietro.
Un popolo capace di vivere nella bellezza e di creare bellezza, come abbiamo sempre fatto. Ci sono più opere d'arte negli scantinati dei nostri musei di quante ce ne siano esposte al pubblico nella maggioranza delle nazioni del mondo.

Invece che cosa siamo? Siamo persone incapaci di festeggiare la nostra unità. Ce ne ricordiamo ogni 50 anni se va bene e c'è anche chi pensa che sia meglio andare a lavorare quando ce ne ricordiamo.

Siamo persone che hanno paura di ogni innovazione. Di fronte alle sfide difficili ci sediamo e non facciamo niente, troppo pericoloso. Siamo persone incapaci di fidarci gli uni con gli altri, pronti a pensare che l'altro è pronto a fregarci perché, sotto sotto, noi faremmo la stessa cosa.

Ci ricordiamo di essere italiani solo quando la nazionale di calcio vince e allora via con i caroselli di bandiere, le trombe e i cori da stadio. Oppure quando vince la Ferrari o siamo pronti a festeggiare quando Bartali vince il Tour de France riportando la pace in un paese sull'orlo di una rivolta dopo l'attentato a Togliatti.

E allora auguri Italia, perché ne hai veramente bisogno, perché chi lo sa se ci sarà un altro giorno come questo da festeggiare, visto il popolo che ti rappresenta.

mercoledì 16 marzo 2011

Fissione Nucleare, un po' di numeri...

Bisogna essere informati sui numeri.
Ecco alcune cifre approssimative che potete ricavare dai red book della IAEA.

Bisogna anche considerare che l'uranio è un elemento molto diffuso sulla Terra, molto più dell'oro tanto per fare un paragone. Piccolissime quantità sono presenti praticamente ovunque, dalle rocce, al terreno, all'acqua, agli esseri viventi.

Abbiamo una giacenza tra MOX e Uranio arricchito che può fare andare avanti le centrali nucleari per 20 anni.

A questa giacenza dobbiamo aggiungere le circa 5 milioni di tonnellate di Uranio reperibili dai giacimenti a un costo inferiore ai 130 $/Kg.

Con questo quantitativo potremmo mandare avanti le centrali per altri 70 anni.

A questo quantitativo dobbiamo aggiungere l'Uranio reperibile a un costo superiore ai 130 $/Kg dai giacimenti per un quantitativo che si trova intorno ai 10 milioni di tonnellate.

Considerando tutto, potremmo andare avanti per 240 anni circa.
Bisogna considerare però che le centrali di quarta generazione hanno la capacità di sfruttare il semplice Uranio 238 che costituisce il 99,3% del totale degli isotopi.

Questo vuol dire che con le centrali di quarta generazione che inizieranno a funzionare dal 2030, i tempi di utilizzo dell'Uranio si moltiplicheranno per un fattore 60. Vale a dire migliaia di anni.

Se si potesse estrarre dall'acqua degli oceani l'Uranio, ne otterremo una quantità incredibile considerando il fatto che ci sono 13 mg/m^3.

Ma anche quando dovesse esaurirsi l'Uranio, c'è da considerare che il Torio è 3,5 volte più diffuso dell'Uranio sul nostro pianeta.

Per quanto riguarda la radioattività e la radiotossicità, bisogna dire che l'Uranio naturale ha una radioattività paragonabile alla radioattività di fondo presente ovunque.

L'uranio naturale (isotopi 234, 235, 238) si dice arricchito quando si aumenta la percentuale dell'isotopo 235 e si dice impoverito quando invece ne viene privato.

L'uranio impoverito (quasi totalmente uranio 238 e quindi a solo decadimento alfa) viene usato anche per scopi civili come materiale per schermatura dalle radiazioni (anche in campo medico), come contrappeso in applicazioni aerospaziali di aerei (alettoni, piani di coda...), elicotteri, navi. Viene usato anche in campo petrolifero, nei rotori giroscopici ad alte prestazioni e perfino nelle mazze da golf e nella colorazione di ceramiche e vetri.

Quando un materiale ha una radioattività pari a quella dell'uranio naturale viene considerato inerte.
Inerte non vuol dire che non è dannoso per la salute.
L'uranio può danneggiare la salute se viene inalato, se viene ingerito e se viene a contatto con le ferite.
Questo è il motivo, a mio avviso, per il quale usarlo all'interno dei proiettili è da criminali. Perché le probabilità che l'uranio venga inalato o venga a contatto con le ferite è elevato. Ovviamente anche una prolungata esposizione alle radiazioni può far male alla salute specie se la quantità d'uranio è significativa.

Per quanto riguarda il volume delle scorie prodotte dalle centrali nucleari di tutte il mondo, queste potrebbero stare tutte all'interno di uno stadio da basket. Essendo il volume delle scorie di queste centrali così esiguo, la maggior parte delle centrali nucleari preferisce tenerle stoccate all'interno stesso della centrale.
Il problema delle scorie ad alta radioattività (specie da plutonio) è che non possono essere messe compattate per evitare problemi di surriscaldamento e fusione dei materiali stessi..

martedì 15 marzo 2011

Il coraggio di essere uomini...

Tutti noi abbiamo visto scatenarsi l'apocalisse sul Giappone in questi giorni. Prima il terremoto, poi lo tsunami e adesso i problemi ai reattori delle centrali nucleari.

Quello che ha colpito tutti è la grande dignità del popolo giapponese, di persone che nella tragedia continua a mantenere una disciplina invidiabile. Se la cosa fosse successa in Italia non mi avrebbero meravigliato scene di isteria, rabbia e protesta.

Invece i giapponesi mantengono quella lucidità mentale che permette sicuramente di affrontare la situazione con maggiore calma e forse anche con tempi più celeri. Le polemiche in questi casi, rallentano il processo di ricostruzione.

Ma quello che più mi colpisce di questo popolo e molti forse non saranno d'accordo con me è che hanno il coraggio di essere uomini.

Un detto degli antichi romani diceva "timidi mater non flet" ovvero "la madre del codardo non piange". Questo detto si riferisce a chi fugge invece di scendere in battaglia.
Questo detto non si applica solo alla guerra e alle questioni militari, ma è un atteggiamento di fondo di chi, di fronte al pericolo fa vincere sempre la paura.

I giapponesi hanno subito due bombe atomiche e hanno scelto di costruire 18 centrali nucleari con 55 reattori per fornire energia al loro paese. E alcuni dei giapponesi che ho sentito intervistare hanno detto che si dicono sicuri che il Giappone continuerà a usare l'energia atomica.

Noi siamo uomini. Siamo esseri intelligenti fatti per sfidare noi stessi e la natura. Se rinunciamo alla nostra natura che è intrinsecamente pericolosa per essere sicuri di sopravvivere allora ci comportiamo da codardi. Fuggiamo dalla battaglia dell'esistenza in quanto uomini.

In Italia per ogni più piccola cosa che si fa si sollevano polemiche incredibili. Questo no, quello per carità, niente TAV, il ponte sullo stretto è una follia, le centrali atomiche assolutamente no.

Mi vengono in mente gli astronauti che per andare nello spazio sono praticamente seduti su una bomba. Se un qualsiasi governo italiano decidesse di costruire navette spaziali mi immagino la polemica di quelli che protesteranno per evitare che ciò venga fatto perché le navette spaziali sono pericolose.

Mi viene in mente la missione lunare dove per più del 50% dei casi gli astronauti si trovarono ad affrontare situazioni in cui o la procedura funzionava oppure gli astronauti erano morti.

Qualsiasi cosa si fa in Italia spunta sempre fuori un referendum in cui qualcuno si chiede se sia giusto spendere soldi e mettere in pericolo la salute della gente.
La mia risposta è che è GIUSTO!
Ed è giusto perché siamo uomini, destinati a sfide di intelligenza, non siamo larve che hanno come unico scopo della vita quello di sopravvivere.

In Giappone, terra di terremoti potentissimi, hanno costruito ponti che collegano le varie isole. Non sono scemi. Sono uomini coraggiosi. Convinti che con l'ingegno si possano costruire strutture capaci di resistere ai terremoti.
Ovviamente questa è una battaglia. Il nostro ingegno contro le sfide che la natura ci propone. E in tutte le battaglie c'è qualcuno che muore e delle madri che piangono per i loro figli caduti.

Fa parte della natura umana sfidare la natura. Se ci priviamo di questa sfida che cosa siamo? Cosa ci differenzia rispetto agli altri animali se ci priviamo di questo?

Le sfide che noi come uomini affrontiamo spesso sono pericolose, ma dobbiamo avere il coraggio di portarle avanti perché è da questo che nasce il nostro benessere, perché è questo che fa evolvere la nostra civiltà.

E allora onore ai giapponesi che il coraggio di essere uomini hanno dimostrato di avercelo e spero tanto che prima o poi anche in Italia questa mentalità divenga prevalente.
Mi piacerebbe che queste riflessioni raggiungessero il maggior numero di persone possibile in modo che ognuno si possa fare un esame di coscienza, ma per il momento mi accontento di far riflettere i pochi lettori del mio blog.

venerdì 4 marzo 2011

Parliamo di democrazia...




Ciao a tutti.

Oggi ho deciso di parlare di democrazia, ma ancora una volta lo faccio da punti di vista differenti da quelli che quotidianamente vediamo portati in televisione, nei giornali ma anche su internet.

Generalmente la parola democrazia l’associamo a un metodo elettorale e alla separazione dei poteri con il meccanismo dei pesi e contrappesi.
Tutto giusto, peccato che spesso tendiamo a interpretare questi fattori secondo una convenienza di parte come di solito fanno tutti i tifosi.

La democrazia è letteralmente il potere del popolo. A questo punto però dobbiamo intenderci su cosa significa la parola popolo.
La parola popolo comprende l’insieme di tutti i cittadini di uno stato. Quindi per appartenere al popolo è sufficiente essere cittadini del medesimo stato.
La democrazia è tale quando l’intera comunità dei cittadini esercita la sovranità.

Da questo punto di vista potremmo pensare che l’Italia sia una democrazia perché l’articolo 1 della costituzione dice appunto che la sovranità appartiene al popolo.
Ma c’è un inghippo. Nello stesso articolo si dice che questa sovranità la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione.

Le forme e i limiti che la costituzione ha, permettono realmente al popolo di esercitare la sovranità, oppure è solo un gioco di parole?

Per rispondere a questa domanda ce ne dobbiamo porre un’altra. Quando il popolo esercita realmente il suo potere? Il popolo esercita il potere unitariamente quando si esprime con il voto alle elezioni ed esercita separatamente il potere di associazione politica dal momento che le leggi permettono a qualsiasi gruppo di cittadini che abbiano pienezza dei loro diritti e che vogliono associarsi in un movimento o in un partito politico di farlo.

Fin qui sembrerebbe che tutto funzioni, che tutto possa essere definito democratico. Ma ora guardiamo ancora meglio. L’esercizio della sovranità attraverso il voto avviene a scadenze più o meno regolari ma che teoricamente permettono ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti una volta ogni cinque anni. L’antica repubblica di Roma era un’oligarchia e permetteva a tutti i cittadini di votare una volta ogni anno per tutte le magistrature.

Qualcuno di voi ora penserà: ma come, un’oligarchia fa votare tutti i cittadini? Potrei dire che anche le dittature possono organizzare delle elezioni. Il punto è che bisogna vedere cosa scelgono realmente i cittadini con il voto e qual è il peso dei cittadini stessi all’interno di queste elezioni.
Nell’antica Roma, il voto aveva un peso differente a secondo del censo e quindi della classe di reddito a cui si apparteneva. In una dittatura, le elezioni sono una farsa organizzata in cui si permette di scegliere tra opzioni che sono state prima vagliate da chi è realmente al potere.

In Italia il peso del voto è uguale per tutti i cittadini, però l’esercizio del voto è più diluito nel tempo, quindi la sovranità gli appartiene una volta ogni cinque anni e se un cittadino sbaglia il suo voto deve aspettare cinque anni prima di poter esercitare nuovamente il potere.

Quanto alla possibilità dei cittadini di associarsi in movimenti e partiti politici, questo non garantisce l’esercizio del potere democratico. Infatti nulla esclude che i partiti politici siano portatori di idee non democratiche e nulla esclude che all’interno di questi partiti non vi sia realmente una democrazia interna.

Ora è vero che la democrazia è l’unica forma di potere che può negare se stessa attraverso libere elezioni, ma se non si costruisce una società dove il popolo esercita veramente il potere, allora non potremmo mai dire di vivere in una società che è realmente democratica.

Se i partiti politici possono essere antidemocratici o non avere una democrazia interna, allora dovremmo costruire una società dove la gente è libera di partecipare e di iscriversi a questi partiti ma invece di usare i partiti politici per la scelta dei rappresentanti, dovremmo tornare a usare le assemblee popolari.

La differenza principale sta nel fatto che un’assemblea popolare è neutra sul piano ideologico. È composta di cittadini che vivono in un determinato territorio e quindi non necessariamente composta di persone che condividono una stessa visione. Tutte le assemblee popolari possono essere regolamentate per essere democratiche e la diversità di visione delle persone che ne fanno parte di fatto aiuta a mantenerne la democraticità.

Viceversa, per i partiti politici, noi potremmo fare tutte le leggi che vogliamo per garantirne la democraticità interna, ma partiti che hanno idee antidemocratiche scavalcheranno facilmente queste norme attraverso una loro prassi interna, rendendo congressi e votazioni solamente delle scatole vuote.

Perché non si usano le assemblee popolari per l’elezione dei rappresentanti? Semplice, perché i partiti politici, garantiscono la stessa forma di oligarchia che i romani esercitavano attraverso i comizi centuriati.

Per le classi ricche è molto facile controllare i partiti politici, perché le classi ricche possono finanziare i partiti politici in modi diretti e indiretti. All’interno dei partiti, le persone che fanno più carriera, non sono quelli che hanno le idee migliori, ma quelli che possono reperire i fondi necessari per alimentare la macchina della propaganda per ottenere il consenso.
A volte non c’è nemmeno bisogno di pagarla la macchina della propaganda. Gli editori dei giornali infatti possono ottenere favori in cambio di una linea editoriale favorevole.

Questo intreccio tra partiti e la classe più ricca di fatto ripristina la situazione dell’oligarchia dell’antica Roma, mentre con le assemblee popolari questo sarebbe impossibile perché le candidature e l’esposizione dei programmi avvengono tutte all’interno dell’assemblea stessa e quindi i cittadini hanno accesso a ogni candidato e ogni programma in modo paritetico. Inoltre chi si candida non deve spendere un centesimo per portare avanti la sua campagna elettorale.

Se vogliamo una società realmente democratica quindi è necessario passare a un sistema di rappresentanza che passi attraverso le assemblee popolari e la rinuncia di qualsiasi ruolo attivo per i partiti politici che a questo punto si trasformerebbero in una sorta di chiese laiche.

Tutto questo è necessario perché solo in un sistema elettorale a costo zero, tutti i candidati sono veramente alla pari e solo in un sistema elettorale a costo zero i cittadini sono veramente liberi di scegliere.

E allora, per rispondere alla domanda precedente, allo stato attuale in Italia abbiamo un sistema politico basato sui partiti e quindi la sovranità non appartiene veramente al popolo. Ma questo se ci pensate bene è un problema dell’intero occidente che a mio avviso andrebbe realmente risolto.

Il nostro futuro può essere veramente democratico solo se avremmo l’intelligenza di passare a un sistema elettorale a costo zero basato sulle assemblee popolari e non sui partiti.