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sabato 17 settembre 2011

Cose da fare...


Cose da fare per risolvere questa crisi economica e politica.

1) Istituzione della moneta elettronica per i pagamenti. Attuare una politica che ci porti nel giro di 5 anni a non usare più banconote e monete per fare pagamenti, ma usare solo bancomat e carte di credito. Meglio ancora se si fa un portafoglio elettronico. Per fare in modo che la gente sia disincentivata a usare le banconote nel corso di questi 5 anni è sufficiente permettere ai cittadini di scaricarsi il 5% di tutte le transazioni fatte con il portafoglio elettronico. Si creerebbero posti di lavoro e diventerebbe molto difficile compiere moltissimi crimini, tra i quali l'evasione fiscale.

2) Istituzione dell'ora lavorativa minima a livello nazionale, valida per tutti i contratti di lavoro. Una volta stabilito il valore di questo parametro, bisogna stabilire che i contratti a tempo determinato devono avere un minimo salariale lordo pari ad almeno 1,25 volte il lordo salariale minimo di un contratto a tempo indeterminato. Tutti gli altri tipi di contratti, saranno pagati 1,5 volte il minimo salariale lordo di un contratto a tempo indeterminato.

3) Stabilire un meccanismo di modifica del valore dell'Ora lavorativa minima in modo che il mercato raggiunga la piena occupazione e allo stato entri dell'extra gettito.

4) Stabilire dei livelli di merito all'interno delle aziende in modo tale che sia incentivata sia la cooperazione che la competizione.

5) Suddividere una grossa parte dell'extra gettito tra la popolazione a seconda dei livelli di merito acquisiti. Questo permettà di ridurre la pressione fiscale e farà in modo che le persone con reddito più basso dispongano di un po' più di reddito.

6) Eliminare la possibilità che un'azienda controlli un'altra azienda. La proprietà delle aziende deve essere esclusivamente in mano a persone reali.

7) Eliminare la possibilità che aziende possiedano quote di banche e che le banche possano controllare direttamente le aziende. Una banca può acquisire quote azionarie di una società ma non può esprimere consiglieri, né esprimere il diritto di voto. Solamente le persone reali possono controllare e gestire le aziende. Una banca che possieda quote di aziende può guadagnare solo ed esclusivamente attraverso la vendita delle quote suddette.

8) Impedire il subappalto dei lavoratori. Una società può appaltare la gestione di servizi ad altre aziende, ma queste non possono a loro volta appaltare il servizio ad aziende terze. Qualsiasi lavoratore di un'azienda terza trovato a lavorare per l'azienda committente, dovrà essere da questa assunta a tempo indeterminato con il massimo salario presente in azienda di un lavoratore con livello e competenze simili e con il pagamento triplicato del salario per tutto il periodo in cui ha lavorato in questa condizione.

9) Riforma totale delle amministrazioni pubbliche; individuazione dei settori di interesse pubblico generale. Per i settori di interesse pubblico generale si appalta con gara esclusivamente europea la gestione dei servizi. Per tutti i settori che non sono d'interesse pubblico, privatizzazione totale di aziende di proprietà delle pubbliche amministrazioni.

10) Riforma totale dello stato in senso federale basato sulle assemblee popolari. Il minimo aggregato amministrativo deve essere non inferiore ai diecimila abitanti. Istituzione del bilancio partecipato per ogni minimo aggregato amministrativo. Vengono istituite per ogni cittadino due assemblee popolari in cui verrà iscritto. Una di tipo territoriale e una di tipo transterritoriale. A ogni assemblea verranno date competenze diverse. I cittadini eleggono in ogni assemblea i rappresentanti per i livelli amministrativi superiori. In questo modo si costituisce un sistema elettorale a costo zero dove ogni cittadino è messo alla pari con tutti gli altri e può essere eletto per le sue idee invece che per i soldi che spende per la campagna elettorale.

A esclusione dell'ultimo punto che costituisce il mio modo di immaginare una società del futuro più equa, democratica e in cui i cittadini possiedono più potere, tutti gli altri punti sono esclusivamente di natura economica.

mercoledì 7 settembre 2011

Appello al presidente della repubblica Napolitano.

Presidente,

la situazione economica è gravissima, siamo chiamati a fare enormi sacrifici per salvaguardare non solo l'Italia dal fallimento, ma anche per continuare a sperare che la moneta unica regga.

La situazione politica è quella che è: una tragedia. Mai visto uno stallo di questo tipo.
La manovra economica che ha appena superato la fiducia del senato è una manovra depressiva per l'economia e può portare oltretutto all'aumento dell'inflazione.
STAGFLAZIONE, una parola che è un incubo.

Possibile che nonostante la crisi sia di questa portata da nessuna parte del mondo si organizzano dei think tank economici in cui gli economisti di tutto il mondo si chiudono in una stanza e cercano di trovare delle soluzioni economiche nuove?

Le crisi economiche si risolvono tutte allo stesso modo: facendo lavorare la gente e facendo in modo che i redditi più bassi ricevano del reddito aggiuntivo.

C'è forse un provvedimento in queste manovre che va incontro a questi due principi? Non mi pare proprio.
Ok, lo stato deve ridurre il suo deficit e andare in pareggio di bilancio, ma se non si fa in modo che le persone possano lavorare e se non si fa in modo che i più deboli possano avere più reddito e quindi far ripartire i consumi, la coesione sociale di questo Paese salterà in aria.

Presidente, cominiciamo da qui, cominciamo dall'Italia a cercare una soluzione. Lei ormai è l'unica istituzione di questo Paese a rappresentare la coesione nazionale e quindi proprio in nome di quella coesione che lei rappresenta, può fare in modo che si faccia un think tank economico con economisti di maggioranza, di opposizione e se esistono anche indipendenti. Un think tank che sia aperto a idee che provengono da persone comuni come me.

La circolazione e il confronto delle idee è da sempre il motore dello sviluppo e della democrazia.
È chiaro che le scelte di politica economica sono scelte politiche, fatte dall'esecutivo e dal parlamento, ma visto che da quelle parti sono a corto di idee, facciamo in modo che gli arrivino dal popolo.

Io personalmente ho diverse idee che possono aiutare lo sviluppo di questo Paese, ma io sono una persona comune e vorrei poter avere la possibilità di discuterne con economisti e vorrei poter avere anche l'illusione che i miei progetti possano avere davvero una possibilità di essere utilizzati.
Ecco perché un think tank aperto a soluzioni provenienti dalle persone comuni sarebbe auspicabile, perché poi il think tank potrebbe suggerire le proposte al parlamento.

Qui non si chiede di scavalcare i ruoli e le competenze di ogni istituzione. Alla fine decide sempre il parlamento e la maggioranza, ma almeno si dà ai cittadini l'illusione e la speranza di poter fare veramente qualcosa per questo Paese.

Presidente, io qui sono una voce che parla nel deserto e dubito che il mio appello possa essere letto, ma almeno io ci provo.