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venerdì 8 luglio 2011

Bipolarismo e separazione dei poteri.

Il bipolarismo o il bipartitismo possono essere democratici solo ed esclusivamente se non esiste vincolo di mandato per i rappresentanti.

Qualcuno di voi già starà storcendo il naso pensando a Scilipoti o Mastella, ma l'argomento è serio ed è necessario discuterne.

Il "bipolarismo all'Italiana" in cui devono esserci schieramenti nettamente separati e contrapposti e che prevedono un solco invalicabile tra uno schieramento e gli altri non fa altro che portare l'Italia verso la dittatura della maggioranza.

Le repubbliche parlamentari esprimono la loro democraticità tanto più è possibile trovare una mediazione degli interessi e delle visioni personali all'interno del parlamento. Se si attuano leggi elettorali che costringono i partiti a fare una mediazione prima di entrare in parlamento le cose possono degenerare alquanto.

Una mediazione è tanto più democratica quanto maggiore è la distanza ideologica delle parti che devono trovare l'accordo. Teoricamente è più democratica una mediazione fatta tra PDL e IDV che non una fatta tra PDL e UDC oppure tra IDV e PD.

Una legge elettorale che costringe i partiti a raggrupparsi cercando quanto più possibile di essere "omogenei" tra loro di fatto rende più povero il confronto democratico.

Perché quando un gruppo omogeneo poi vince le elezioni ha la maggioranza necessaria per legiferare senza dover fare mediazioni con gli altri gruppi.

Le leggi vengono fatte quindi non nell'interesse degli italiani ma nell'interesse dei sostenitori del gruppo omogeno che ha vinto le elezioni (non sempre, ma in linea di massima sì).

In una repubblica parlamentare dove l'esecutivo viene eletto dal parlamento e da questo riceve la fiducia la democraticità è maggiore se le maggioranze si creano dopo il voto e non prima.

In Germania le maggioranze si formano dopo il voto e non prima anche se è ovvio che alleanze storiche tendono a riproporsi.
Anche in Inghilterra avviene lo stesso anche se lì c'è una monarchia parlamentare, un sistema maggioritario e un forte bipartitismo. L'ultimo governo di Cameron però ha visto la necessaria collaborazione di un terzo partito, senza il quale Cameron non potrebbe governare.
Ma Cameron non si è presentato ai blocchi di partenza insieme ai liberaldemocratici. L'alleanza non è nata prima, ma dopo.

E poi c'è il caso degli Stati Uniti. Lì sì che c'è un bipartitismo molto forte, ma c'è anche una repubblica presidenziale con una separazione tra potere legislativo e potere esecutivo. C'è una piccola interferenza tra i due poteri che vanno a costituire il cosiddetto sistema del "checks and balances". Il presidente ha il diritto di rigettare una legge, anche all'infinito e il parlamento fa la legge di bilancio.

Questa separazione dei poteri garantisce la mediazione nella stragrande maggioranza dei casi. È anche vero che spesso tra i due partiti c'è molta meno differenza di quanta ce ne sia nei partiti tradizionali europei, ma il fatto che esecutivo e legislativo siano separati tra loro spesso ha determinato un parlamento di un colore e una presidenza di colore opposto.

Non può esistere una terza via "all'italiana". Se si sceglie di stare in una repubblica parlamentare è necessario creare un sistema elettorale dove le maggioranze si formano dopo le elezioni e questo caratterizza sicuramente un voto più ideologico che non pratico. Viceversa se si vuole poter scegliere in anticipo un programma e una maggioranza è necessario passare a un sistema presidenziale.

Maggioranze precostituite in un sistema parlamentare non si vedono in nessuna delle grandi democrazie ma ricordano abbastanza gli stati dittatoriali del sudamerica.

Il mio punto di vista personale è che mentre la separazione dei poteri è una necessità assoluta, perché non si concentra nelle mani di pochi troppo potere, il bipolarismo e il bipartitismo ma in generale tutti i partiti sono superflui.
Si possono raggiungere risultati ancora migliori attraverso le assemblee popolari il cui tasso di democraticità è nettamente maggiore di quello di ogni partito.
La ragione è evidente. Ci sono partiti che nella loro storia hanno sostenuto o sostengono idee che non sono democratiche oppure che non hanno al loro interno una vera democraticità.
Le assemblee popolari invece sono democratiche perché le regole che le costituiscono sono democratiche.

Bisogna riuscire a uscire dalla cultura della contrapposizione e della guerra fredda civile tra blocchi partitici e politici contrapposti per dare finalmente spazio all'unica cosa che ci distingue dagli animali, ovvero la ragione.

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