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domenica 2 gennaio 2011

Riflessioni di inizio anno... dove stiamo andando?

In questi giorni stavo riflettendo su cose che a prima vista non hanno a che vedere con il clima delle feste.

Dove sta andando l'umanità?

Da qualche lustro è stata costituita un'agenzia internazionale sui cambiamenti climatici. Dovete sapere che questa agenzia è in realtà un organismo politico e non scientifico come molti vorrebbero far credere.
Questa agenzia è stata voluta dai governi di centrodestra per poter giustificare un ampio ricorso al nucleare.
Con la caduta del muro di berlino e la sconfitta politica del comunismo, molti esponenti di sinistra hanno visto in questa agenzia e nella battaglia sui cambiamenti climatici un modo per abbattere il capitalismo.

Fatta questa necessaria premessa, la verità è che nessuno al mondo ha in mano l'equazione del clima. I modelli climatici sono costantemente riveduti perché nonostante il largo consenso degli scienziati del mondo, questi modelli non ci azzeccano (come direbbe Di Pietro).
Per chi ha voglia e tempo per farsi una ricerca, consiglio di andare a vedere quanti soldi i governi mondiali hanno riversato nella ricerca sui cambiamenti climatici.

Siamo tutti umani. Sappiamo come vanno a finire certe cose. Quante persone che vengono pagate per fare un determinato lavoro, hanno il coraggio di dire che il loro lavoro non sta portando a nulla e quindi correre il rischio di non ricevere più soldi?
Quante persone invece, sapendo che "esagerando" sugli scenari possono ricevere più soldi per la ricerca, si comporteranno di conseguenza?

L'onestà intellettuale, purtroppo, esiste solo laddove il potere del denaro non esiste.

Non si tratta di un complotto mondiale, si tratta solo di psicologia umana. Dopotutto la CO2 è comunque un gas serra e quindi l'attività umana un impatto sul sistema clima deve pur avercelo. Questo è innegabile.

Se però dobbiamo verificare se l'aumento di CO2 è mai stata la causa dell'aumento delle temperature, ebbene i carotaggi nel ghiaccio e l'analisi dei gusci di conchiglie ci dicono che è l'esatto contrario.
È l'aumento delle temperature a causare un aumento della CO2 ed è la diminuzione della temperatura a causare una diminuzione della CO2.
Questi sono dati scientifici che conoscono anche gli scienziati che sostengono le cause antropiche del riscaldamento globale, ma a cui danno poco peso perché dicono che un'aumento della concentrazione di CO2 come quello attuale non c'è mai stato.

Il punto è che gli ultimi 12-13 anni, pur essendo i più caldi da quando registriamo le temperature con i termometri (nel passato sappiamo che ha fatto molto più caldo di oggi), le temperature sono cresciute molto meno che nei periodi precedenti. E questo nonostante un enorme aumento della concentrazione della CO2 nell'atmosfera.

Nonostante non abbiamo l'equazione del clima e i modelli non riescono a prevedere il comportamento reale del clima (una volta dicevano che gli inverni temperati erano colpa del global warming, ora dicono che gli inverni nevosi e freddi sono colpa del global warming...), si invoca il principio di precauzione per combatterne gli effetti.

Ecco quindi cosa sta accadendo.
Il mondo occidentale, per sentirsi a posto con la coscienza sta spingendo verso l'utilizzo delle fonti alternative e cerca di spingere anche le nazioni in via di sviluppo verso queste "nuove" fonti.
L'obiettivo è ridurre la CO2.

Piccolo particolare: queste fonti alternative costano molto di più di quelle a base di combustibili fossili. E già qui c'è una prima ingiustizia sociale. I paesi poveri non se le possono permettere.
In secondo luogo, tutte le fonti alternative per produrre la stessa energia che producono quelle a base di combustibili fossili (nucleare escluso) hanno bisogno di una maggiore estensione territoriale, quindi l'impatto visivo e ambientale non è trascurabile.

Inoltre recentemente si ricavano plastiche, combustibili ed energia anche attraverso l'impiego di biomasse. Il problema è che per il principio di scarsità, il terreno che si utilizza per coltivare le biomasse non si può usare per coltivare il cibo. Inoltre dal momento che alimenti come il mais, grano, soia, riso possono venire impiegati anche per altri scopi oltre quello alimentare, il loro prezzo di mercato è aumentato notevolmente.

E quindi mentre il mondo occidentale si sente con la "coscienza apposto" con l'uso di queste fonti "rinnovabili" la verità è che per gli africani sta diventando troppo oneroso comprare il grano al mercato.

L'idea che i paesi del G20, per "lavarsi la coscienza" sul global warming (e magari non è nemmeno colpa dell'uomo...) stiano affamando il mondo povero, dovrebbe farci riflettere soprattutto quando passando da un anno all'altro si immagina un futuro migliore.

È veramente questo il mondo che vogliamo? Un mondo dove i paesi poveri devono essere costretti a usare tecnologie energetiche che non possono permettersi e dove sono costretti a competere con i produttori di energia sul mercato per poter comprare il grano?

Il mio è un semplice invito a riflettere...

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