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venerdì 4 marzo 2011

Parliamo di democrazia...




Ciao a tutti.

Oggi ho deciso di parlare di democrazia, ma ancora una volta lo faccio da punti di vista differenti da quelli che quotidianamente vediamo portati in televisione, nei giornali ma anche su internet.

Generalmente la parola democrazia l’associamo a un metodo elettorale e alla separazione dei poteri con il meccanismo dei pesi e contrappesi.
Tutto giusto, peccato che spesso tendiamo a interpretare questi fattori secondo una convenienza di parte come di solito fanno tutti i tifosi.

La democrazia è letteralmente il potere del popolo. A questo punto però dobbiamo intenderci su cosa significa la parola popolo.
La parola popolo comprende l’insieme di tutti i cittadini di uno stato. Quindi per appartenere al popolo è sufficiente essere cittadini del medesimo stato.
La democrazia è tale quando l’intera comunità dei cittadini esercita la sovranità.

Da questo punto di vista potremmo pensare che l’Italia sia una democrazia perché l’articolo 1 della costituzione dice appunto che la sovranità appartiene al popolo.
Ma c’è un inghippo. Nello stesso articolo si dice che questa sovranità la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione.

Le forme e i limiti che la costituzione ha, permettono realmente al popolo di esercitare la sovranità, oppure è solo un gioco di parole?

Per rispondere a questa domanda ce ne dobbiamo porre un’altra. Quando il popolo esercita realmente il suo potere? Il popolo esercita il potere unitariamente quando si esprime con il voto alle elezioni ed esercita separatamente il potere di associazione politica dal momento che le leggi permettono a qualsiasi gruppo di cittadini che abbiano pienezza dei loro diritti e che vogliono associarsi in un movimento o in un partito politico di farlo.

Fin qui sembrerebbe che tutto funzioni, che tutto possa essere definito democratico. Ma ora guardiamo ancora meglio. L’esercizio della sovranità attraverso il voto avviene a scadenze più o meno regolari ma che teoricamente permettono ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti una volta ogni cinque anni. L’antica repubblica di Roma era un’oligarchia e permetteva a tutti i cittadini di votare una volta ogni anno per tutte le magistrature.

Qualcuno di voi ora penserà: ma come, un’oligarchia fa votare tutti i cittadini? Potrei dire che anche le dittature possono organizzare delle elezioni. Il punto è che bisogna vedere cosa scelgono realmente i cittadini con il voto e qual è il peso dei cittadini stessi all’interno di queste elezioni.
Nell’antica Roma, il voto aveva un peso differente a secondo del censo e quindi della classe di reddito a cui si apparteneva. In una dittatura, le elezioni sono una farsa organizzata in cui si permette di scegliere tra opzioni che sono state prima vagliate da chi è realmente al potere.

In Italia il peso del voto è uguale per tutti i cittadini, però l’esercizio del voto è più diluito nel tempo, quindi la sovranità gli appartiene una volta ogni cinque anni e se un cittadino sbaglia il suo voto deve aspettare cinque anni prima di poter esercitare nuovamente il potere.

Quanto alla possibilità dei cittadini di associarsi in movimenti e partiti politici, questo non garantisce l’esercizio del potere democratico. Infatti nulla esclude che i partiti politici siano portatori di idee non democratiche e nulla esclude che all’interno di questi partiti non vi sia realmente una democrazia interna.

Ora è vero che la democrazia è l’unica forma di potere che può negare se stessa attraverso libere elezioni, ma se non si costruisce una società dove il popolo esercita veramente il potere, allora non potremmo mai dire di vivere in una società che è realmente democratica.

Se i partiti politici possono essere antidemocratici o non avere una democrazia interna, allora dovremmo costruire una società dove la gente è libera di partecipare e di iscriversi a questi partiti ma invece di usare i partiti politici per la scelta dei rappresentanti, dovremmo tornare a usare le assemblee popolari.

La differenza principale sta nel fatto che un’assemblea popolare è neutra sul piano ideologico. È composta di cittadini che vivono in un determinato territorio e quindi non necessariamente composta di persone che condividono una stessa visione. Tutte le assemblee popolari possono essere regolamentate per essere democratiche e la diversità di visione delle persone che ne fanno parte di fatto aiuta a mantenerne la democraticità.

Viceversa, per i partiti politici, noi potremmo fare tutte le leggi che vogliamo per garantirne la democraticità interna, ma partiti che hanno idee antidemocratiche scavalcheranno facilmente queste norme attraverso una loro prassi interna, rendendo congressi e votazioni solamente delle scatole vuote.

Perché non si usano le assemblee popolari per l’elezione dei rappresentanti? Semplice, perché i partiti politici, garantiscono la stessa forma di oligarchia che i romani esercitavano attraverso i comizi centuriati.

Per le classi ricche è molto facile controllare i partiti politici, perché le classi ricche possono finanziare i partiti politici in modi diretti e indiretti. All’interno dei partiti, le persone che fanno più carriera, non sono quelli che hanno le idee migliori, ma quelli che possono reperire i fondi necessari per alimentare la macchina della propaganda per ottenere il consenso.
A volte non c’è nemmeno bisogno di pagarla la macchina della propaganda. Gli editori dei giornali infatti possono ottenere favori in cambio di una linea editoriale favorevole.

Questo intreccio tra partiti e la classe più ricca di fatto ripristina la situazione dell’oligarchia dell’antica Roma, mentre con le assemblee popolari questo sarebbe impossibile perché le candidature e l’esposizione dei programmi avvengono tutte all’interno dell’assemblea stessa e quindi i cittadini hanno accesso a ogni candidato e ogni programma in modo paritetico. Inoltre chi si candida non deve spendere un centesimo per portare avanti la sua campagna elettorale.

Se vogliamo una società realmente democratica quindi è necessario passare a un sistema di rappresentanza che passi attraverso le assemblee popolari e la rinuncia di qualsiasi ruolo attivo per i partiti politici che a questo punto si trasformerebbero in una sorta di chiese laiche.

Tutto questo è necessario perché solo in un sistema elettorale a costo zero, tutti i candidati sono veramente alla pari e solo in un sistema elettorale a costo zero i cittadini sono veramente liberi di scegliere.

E allora, per rispondere alla domanda precedente, allo stato attuale in Italia abbiamo un sistema politico basato sui partiti e quindi la sovranità non appartiene veramente al popolo. Ma questo se ci pensate bene è un problema dell’intero occidente che a mio avviso andrebbe realmente risolto.

Il nostro futuro può essere veramente democratico solo se avremmo l’intelligenza di passare a un sistema elettorale a costo zero basato sulle assemblee popolari e non sui partiti.

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