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domenica 2 febbraio 2014

La legge elettorale - fine della democrazia.


L’accordo Renzi – Berlusconi prevede che vi siano liste bloccate, premio di maggioranza e soglie di sbarramento e se non ho capito male, vi saranno collegi proporzionali più piccoli. Inoltre è prevista la riforma del Senato.
Il movimento di Beppe Grillo in questi mesi ci ha fatto chiaramente capire che è favorevole alla riduzione dei parlamentari e all’introduzione del vincolo di mandato.
Ecco, io da cittadino che crede profondamente nella democrazia mi trovo in forte difficoltà perché a questo punto votare per qualcuno di questi partiti o movimenti significa semplicemente votare contro la democrazia.
Una legge elettorale come quella proposta da Renzi e Berlusconi non esiste in nessun paese del mondo. In nessun paese del mondo (che sia democratico) si trovano insieme, collegi piccoli, soglie di sbarramento e premio di maggioranza.
Da quello che ho capito i collegi saranno più grandi rispetto al sistema spagnolo ma più piccoli rispetto al vecchio “porcellum”. Se hai i collegi piccoli a che servono le soglie di sbarramento? È assolutamente evidente che se il collegio è piccolo, un partito anche con l’8% rischia di non prendere nulla se ha tre partiti davanti che superano il 20%. Come fa un partito con l’8% a prendere seggi in una circoscrizione dove al massimo si possono prendere 6 seggi e minimo 3, con la presenza di tre partiti che hanno oltre il 20%? Avendo fatto un po’ di statistica vi assicuro che è impossibile a meno che non vi sia lo scorporo del partito che prende il premio di maggioranza, nel qual caso un partito con l’8% potrebbe prendere un seggio se la circoscrizione ha almeno 6 seggi.
Questo significa che se la somma dei tre partiti più grandi arriva al 70%, ci sono un 30% d’italiani che rischiano di non avere neanche una minima rappresentanza.
E qui arriviamo alla vera e propria “porcata” ai danni della democrazia. Per quale motivo, un partito che si schiera in coalizione può accedere ai seggi se supera il 4-5% e invece un partito che non si schiera in coalizione deve avere almeno l’8%?
Prendiamo l’articolo 3 della costituzione, quello che dice che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge. Ebbene, non è così. Ci sono cittadini che se sono collaborativi verso i grandi partiti possono accedere ai seggi parlamentari se la loro lista prende il 4-5% mentre ci sono cittadini che, non essendo collaborativi verso i grandi partiti devono guadagnare con la loro lista almeno l’8%.
Questa storia delle soglie differenti che già è figlio della legge regionale della Toscana e che veniva riportata dal “porcellum” è a mio avviso quanto di meno democratico esista.
Per i partiti più piccoli è più conveniente venire a compromessi col grande partito piuttosto che andare da soli. La presenza del piccolo partito è conveniente per il grande partito per accedere al premio di maggioranza, tuttavia a un partito che è sicuro di arrivare come minimo al secondo posto anche se va da solo e con la sicurezza che nessun partito raggiunga la soglia per il premio di maggioranza, conviene andare da solo per affrontare il ballottaggio dove magari ha grandi possibilità di ottenere il premio di maggioranza.
Ma poi esiste una terza soglia, quella di coalizione che se non ho capito male viene fissata al 12%.
Questa soglia nel quadro italiano attuale e con le altre norme contenute in questa legge non ha alcun senso, se non cercare di impedire a due piccoli partiti che hanno tra il 4% e il 6% di mettersi insieme. O si mettono insieme al grande partito che di suo ha già più del 12% oppure non prendono nulla, cosa che rafforza quel senso di ineguaglianza tra partiti “collaborativi” e quelli “non collaborativi”.
Al piccolo partito non conviene andare con altri piccoli partiti semplicemente perché andando col partito più grande può accedere al premio di maggioranza pur superando il primo sbarramento al 4-5%.
Questa legge non so se è anticostituzionale, credo proprio di sì, ma cosa peggiore è antidemocratica soprattutto se inquadrata nell’ordinamento istituzionale italiano.
Bisogna mettersi in testa che i sistemi maggioritari vanno bene per i sistemi presidenziali o semipresidenziali, dove però può accadere che a un presidente di un partito si associ una maggioranza parlamentare di partito opposto. La cosiddetta “coabitazione” non è un’imperfezione di quei sistemi, ma anzi costituisce la massima espressione del concetto dei “pesi” e “contrappesi”.
Un sistema fintamente proporzionale che conceda premi di maggioranza o accessi a ballottaggi ai due partiti o le due coalizioni con più voti è nei fatti un sistema maggioritario che crea un forte squilibrio perché in Italia, governo e parlamento non sono due cose scollegate ma il parlamento decide il governo.
Nei sistemi maggioritari, quando si verificano le situazioni di “coabitazione” la democrazia funziona al meglio, perché c’è bisogno di una mediazione tra le posizioni.
Il sistema elettorale italiano invece la mediazione la vuole evitare del tutto. Decide tutto un partito o al massimo una coalizione e la decisione è sempre a priori del voto elettorale e mai a posteriori come invece avviene dove c’è un sistema maggioritario e la coabitazione.
Dove il sistema istituzionale è parlamentare e non presidenziale il sistema normalmente è proporzionale. Può essere puro o con degli sbarramenti d’accesso o con collegi piccoli per impedire che un piccolo partito influenzi eccessivamente un accordo di governo.
Normalmente i sistemi proporzionali sono strutturati per far formare le maggioranze dopo il voto e non stabilirle a priori. In Germania funziona così. E quando nessun grande partito può fare un’alleanza di governo con i tradizionali alleati si stabilisce un programma di Grosse Koalition che è sicuramente democratica perché prevede una mediazione.
C’è poi da notare come nei paesi dove c’è il maggioritario le persone contano più del partito per il quale si schierano, mentre nei sistemi proporzionali, sebbene possano emergere comunque grandi personalità, contano molto di più le idee di fondo del partito rispetto alle persone.
Con la legge elettorale italiana, escono fuori personaggi mediocri e idee barbariche.
Non si uscirà mai da questo pantano in cui ci siamo andati a infilare.
Si possono votare Berlusconi e Renzi? Assolutamente no. Come si fa a votare per qualcuno che sta ammazzando la democrazia per trasformare l’Italia in una repubblica plebiscitaria in cui i due tizi di sopra vogliono giocare a chi è più figo a chi dice la battutina a effetto a chi imita le cose che dice Obama per farsi grande a chi la spara più grossa su quanto l’altro sia inadeguato.
Mi spiace, la democrazia è principalmente equilibrio e separazione tra i poteri. Non è un mero sistema di volto che vede coinvolto il popolo. Se si vota senza tenere conto di equilibri e separazione tra i poteri si commette un grave errore che è quello di violentare la democrazia e favorire l’ascesa di uomini forti o di oligarchie.
Si può votare per il movimento di Grillo? Assolutamente no. Un leader che vuole imporre il vincolo di mandato non è migliore di quelli che il vincolo di mandato lo applicano con le liste bloccate. La libertà di coscienza è una cosa sacra che nessuna imposizione di partito deve mai scavalcare.
Non esiste democrazia senza libertà e non può esistere democrazia laddove vi sia un vincolo di mandato.
Con il vincolo di mandato, Lincoln non avrebbe mai ottenuto l’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti.
E preferisco centomila volte un Lincoln a un Beppe Grillo.
Il movimento di Grillo è per la riduzione del numero di parlamentari, soluzione qualunquista che molti partiti spesso annunciano senza farla mai. Ed è un bene che non l’abbiano mai fatta.
Io sono una persona con un cervello funzionante e quindi non ho paura di esporre le mie idee anche quando il popolo non le comprende.
Ridurre il numero dei parlamentari significa aumentare il costo delle elezioni politiche, poiché ci sono più persone che ambiscono a entrare in parlamento. Questo accade anche dove ci siano le liste bloccate. Di fatto negli Stati Uniti, dove il parlamento conta un minor numero di rappresentanti e di senatori rispetto all’Italia e con una popolazione che è cinque volte maggiore, il costo delle campagne elettorali è enorme.
In queste condizioni è assolutamente ovvio che le campagne elettorali possano essere decise dalla campagna di raccolta fondi e quindi che i parlamentari e i partiti possano diventare servi di potentati e gruppi d’affari, quindi in generale di una ristretta cerchia di persone che hanno un reddito particolarmente elevato.
Non mi interessano le cavolate che dice Grillo e il fatto che si riducano lo stipendio o rinuncino ai soldi del finanziamento… quella è tutta demagogia che non serve a far funzionare l’Italia e a risolvere la crisi economica. Né mi interessano proposte mirabolanti e inapplicabili come il reddito di cittadinanza che è una grande cazzata poiché l’unico modo di finanziarla è attraverso una tassazione assurda che farebbe ancora più male all’economia. E non è mettendo il 75% di tasse ai ricchi che risolvi, perché fanno come gli attori in Francia, scappano. E chi è ricco si può permettere di ottenere cittadinanza all’estero più di chi è povero. Fanno come la FIAT che mette la sede legale in Olanda e la sede finanziaria in Inghilterra.
Chiunque vuole aumentare le tasse ai ricchi in realtà finirà per aumentarle ai poveri.
In ogni caso, il movimento di Grillo non può essere votato perché propone cose che minacciano la democrazia oltre a soluzioni socio-economiche che non stanno in piedi.

Ma se nessun partito in Italia può essere votato perché minacciano tutti la democrazia che si fa?
Niente purtroppo. La gente ha troppa voglia di lamentarsi ma poca voglia di partecipare veramente. Questo paese non può essere cambiato se le persone prima non prendono coscienza che stanno rischiando il futuro proprio e dei figli andando verso una società priva di democrazia e quindi priva di libertà. Si preoccupa troppo del qui e adesso e non ha la mente al futuro e al benessere dei propri figli e delle generazioni future.

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