Pagine

giovedì 10 febbraio 2011

Verso una società migliore



Fino al 1989, quando cadde il muro di Berlino, la politica veniva fatta sulla contrapposizione tra due visioni per certi versi antitetiche della società. Da una parte le democrazie liberali e l’economia di mercato, dall’altra parte il comunismo.

Dopo il 1991, all’indomani della fine dell’Unione Sovietica, questa contrapposizione divenne per certi versi sotterranea. Mentre nelle ex repubbliche dell’est, l’uscita dal comunismo veniva vista come la fine di un incubo, in occidente, i movimenti che si rifacevano a quei principi, non si rassegnarono mai del tutto alla fine di quello che per loro era un sogno.

Dopo aver passato una vita intera a criticare il modello capitalista e la società liberale, era sicuramente molto difficile accettare che per quanto pessimo fosse il modello liberale fosse la migliore delle società possibili.

Molti di loro accettarono le idee socialdemocratiche, che prima erano viste come un compromesso inaccettabile con il capitalismo, altri invece puntarono ai movimenti ecologisti e sfruttarono questi movimenti non tanto per portare avanti veramente delle politiche ecologiste, quanto usare le questioni ecologiste come pretesto per minare il sistema di produzione capitalistico.

Noi dovremmo sapere prima di tutto da cosa si genera la divisione tra società liberale e società socialista.

Da una parte si sostiene che l’unico modo di realizzare il benessere individuale è attraverso la società liberale ovvero una società con uno stato minimo e il libero mercato. In questa società, la teoria della mano invisibile farà sì che gli uomini nel perseguire i loro scopi del tutto individuali siano costretti comunque a perseguire il benessere di tutti. L’esempio tipico è quello del commerciante che vuole fare il massimo profitto e quindi pensa che più alza il prezzo e più guadagna, ma in realtà si accorge che superando il prezzo di equilibrio la merce si accumula sugli scaffali e non viene venduta, quindi è comunque costretto ad abbassare il prezzo al livello di equilibrio facendo quindi il benessere della collettività.

Dall’altra parte si sostiene che l’unico modo di realizzare una società veramente paritaria in cui esiste veramente una giustizia sociale è quella di avere uno stato che sia in grado di controllare tutte le attività produttive e costruire quindi una società di produttori in cui non esiste lo sfruttamento e a ognuno viene dato secondo quanto è giusto.

La socialdemocrazia si pone in una posizione intermedia tra le due visioni e sostiene che c’è bisogno di uno stato pesante che possa riequilibrare il mercato e fare da ammortizzatore sociale garantendo a tutti i cittadini i servizi essenziali.

La realtà è che non è scritto da nessuna parte che la giustizia sociale sia realizzabile solo attraverso uno stato pesante o totalitario. E qui sta la mia idea.

La mia idea di società garantisce sia la giustizia sociale e sia lo stato minimo. Garantisce sia il libero mercato e sia un vasto sistema di servizi statali per i cittadini.

La contrapposizione tra le diverse visioni nasce dalla incapacità delle parti di trovare la sintesi migliore.

Non voglio sembrare immodesto nell’affermare che sono riuscito a trovare quella sintesi che nessuno fino a oggi sembra aver trovato, ma io ritengo che sia proprio così.
Nel realizzare questa sintesi ho tenuto conto anche dei meccanismi che hanno permesso a società complesse di perdurare a lungo nel tempo.

Tutto questo nasce fondamentalmente da due principi. Il principio del minimizzare i costi sociali e il principio del livello di complessità crescente.

Dovrei fare diversi video per spiegare pienamente entrambi i principi e pertanto mi limiterò a fare una sintesi parziale e impreciso di entrambi.

Il principio dei costi sociali minimi mi dice che tra due o più scelte politiche devo preferire quella che minimizza i costi sia in termini economici che di libertà individuale.

Il principio del livello di complessità crescente mi dice che a società di piccole dimensioni sia a livello di territorio che di numero di abitanti corrispondono società semplici, mentre a società di grandi dimensioni, sia come territorio che per numero di abitanti necessariamente corrispondo società più complesse. Inoltre se si costruisce una società a più livelli la complessità della società deve aumentare a ogni livello aggiuntivo.

Tra i due principi il secondo è certamente il più difficile da spiegare in poche parole, ma sono questi due principi che mi hanno permesso di costruire una società veramente democratica e in grado di garantire sia la libertà individuale che la giustizia sociale.

Sono questi due principi che mi permettono di avere una società che abbia uno stato minimo e che contemporaneamente garantisca molti più diritti, servizi e poteri a ogni cittadino in qualsiasi territorio.

La mia in pratica è una nuova ideologia. Un’ideologia del 21° secolo, basata sulla ragione piuttosto che sulla pancia.
Io vi offro una nuova prospettiva, una nuova visione del mondo.

Io mi fido della vostra intelligenza. Altrimenti non sarei qui a parlare con voi. Io ho bisogno di persone intelligenti. Di persone che sono disposte a mettere in dubbio le loro più profonde convinzioni e che siano disposte a vedere il mondo da una prospettiva diversa.

Perché noi il mondo lo possiamo cambiare, ma insieme. Io ho un’idea e non voglio imporla al mondo come hanno tentato di fare molte ideologie. Io sono convinto di trovare tante persone intelligenti che l’apprezzeranno e magari la diffonderanno e spero veramente che ce ne siano altre che troveranno idee ancora migliori e le diffonderanno a loro volta. Io mi limito a far suonare il diapason in modo che poi insieme a voi possiamo intonare un coro di libertà, democrazia e benessere sociale per tutti.

Nessun commento:

Posta un commento